Un altro fra gli attori principali sulla scena della storia di quel periodo, è l’Ordine del Tempio, che ha una storia tutta particolare, da realtà romanzesca. Il biennio 1099-1100 aveva visto il saccheggio di Gerusalemme e la presa del Santo Sepolcro da parte dei Crociati; ma, contemporaneamente, sia la morte di Papa Urbano II° che aveva promosso la Crociata, sia di Goffredo di Buglione che ne era stato il re designato ab-initio, tanto che era partito dal suo feudo nella Bassa Lorena, avendo venduto tutte le sue proprietà, per un allontanamento programmato definitivo. Il trono fu poi assegnato a suo fratello che prese il nome di Baldovino I°.
In Francia, nel monastero benedettino di Molesme nel 1098, un piccolo gruppo di monaci diede origine ad una specie di mini-scissione, fondando un altro Ordine monastico, il Circestense, che aveva, come finalità dichiarata, quella di vivere in modo più autentico la Regola di San Benedetto. Fino al 1112 il nuovo Ordine non s’ingrandì, sopravvisse a mala pena, anzi, era proprio sull’orlo della bancarotta, quando il cavaliere Bernardo di Digione, giovane ventiduenne del tutto in sintonia con il suo rango e il suo tempo, decise di entrarvi. Dapprincipio, fu avversato dalla famiglia, ma, miracolosamente, nel giro di pochi mesi, tutto il parentado, ben 34 persone vi aderì. Nel giro di un paio d’anni, tutti i nobili che erano ritornati dalla Crociata fecero all’Ordine Circestense ingenti donazioni; il Conte di Champagne, in particolare, donò il terreno e il denaro per costruire l’abbazia di Clairvaux, di cui divenne subito abate lo stesso Bernardo. Già nel 1115 il denaro vi scorreva a fiumi, tanto che il neo Ordine divenne più ricco e più potente dello stesso monastero benedettino di Cluny, di cui Urbano II° era stato priore prima di divenire Papa. Bernardo redasse una Regola sulla falsariga di quella benedettina ed ottenne il riconoscimento ufficiale dell’Ordine.
Avendo superato in ricchezza e in potenza tutti gli altri Ordini e monasteri, i Circestensi si trovarono in una grande posizione di forza e Bernardo, deux ex machina di tutta la situazione, divenne la persona più influente e il portavoce riconosciuto della cristianità dell’epoca, appena dopo il Papa. Basti ricordare che già nel 1153 le abbazie circestensi erano ben 300, delle quali 69 fondate da Bernardo stesso. La sua influenza, il suo carisma li usò per favorire, per orchestrare l’accreditamento in Europa dell’ORDINE DEL TEMPIO, i cui membri, nel 1127, erano ritornati definitivamente in Francia. Addirittura scrisse un trattato: “In lode della Nuova Cavalleria”, nel quale esaltò lo spirito cristiano e le virtù dei Templari e contribuì a redigere, entusiasticamente, la Regola alla quale avrebbero obbedito quei cavalieri, regola ispirata a quella dell’Ordine circestense di cui egli stesso era l’influenza dominante .
L’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone ufficialmente nacque nel 1118, e per anni fu costituito solo dai nove membri fondatori con il compito dichiarato di mantenere sicure le strade per i pellegrini che si recavano in Terra Santa. Per 9 anni questi 9 cavalieri non ammisero altri nell’Ordine e nessuna cronaca di storici dell’epoca li ricorda sulle strade perché, in realtà, fecero solo ricerche mirate e scavi sotto il Tempio di Salomone. Nel 1127 ritornarono in Francia, dopo che Bernardo di Chiaravalle li aveva sponsorizzati alla grande e furono accolti ovunque come dei trionfatori. Nel 1128, a Troyer, terra del Conte di Champagne, in occasione di un Concilio appositamente indetto, fu riconosciuto l’Ordine militare-religioso dei Templari, soldati-mistici, chiamati “milizia di Cristo” che facevano voto di povertà, castità e obbedienza.
Il loro potere e la loro ricchezza erano aumentati a tal punto che nel 1139, Papa Innocenzo II°, già monaco circestense a Clairvaux e protetto di San Bernardo, con una bolla pontificia, dichiarava che i Templari non dovevano obbedienza a nessun potere secolare o ecclesiastico, ma solo al Papa. In pratica l’Ordine del Tempio venne reso completamente indipendente da qualsiasi autorità temporale e da qualsiasi interferenza religiosa, divenendo un ente internazionale autonomo. Nei cento anni che seguirono la sua potenza era arrivata ad un livello tale per cui divennero i principali interlocutori diplomatici fra i nobili e i monarchi di tutto l’Occidente e la Terra Santa.
L’attività politica dei Templari non era limitata alla Cristianità, bensì raggiungeva anche il mondo musulmano, nonostante ci fosse contrapposizione sui campi di battaglia; essi godevano fra i potentati saraceni di un grande rispetto, prestigio e autorevolezza. I Templari svolgevano ufficialmente funzioni di arbitrato nelle dispute e persino i re si sottomettevano alla loro autorità e il Gran Maestro rivendicava a se stesso e al suo Ordine un potere che apparteneva ufficialmente solo al papato: creare e deporre monarchi. I loro interessi però non si fermavano al campo delle guerre e della diplomazia, bensì furono loro a ideare e a consolidare l’istituzione bancaria. Prestando somme enormi ai sovrani squattrinati, diventarono i banchieri di tutti i regnanti d’Europa e persino di alcuni potentati musulmani. Divennero i più importanti cambiavalute dell’epoca e il Presidio di Parigi era il centro della finanza europea. Ed ecco la spiegazione di questo loro immenso potere su tutto e su tutti, che fu anche la causa materiale della loro rovina, in ottemperanza alla credenza mistica del nascere, brillare, sparire.
Un’altra coincidenza che è di grande peso nella comparazione fra Templari e Circestensi è che uno dei fondatori dell’Ordine del Tempio, Andrè de Montbard, è zio di Bernardo di Chiaravalle e, dietro la potenza di questi ordini, c’erano questi due personaggi, indissolubilmente legati alla protezione influente e alla ricchezza del conte di Champagne; una vera triade che era in grado di controllare sia economicamente, sia spiritualmente, l’Europa e la Terrasanta.
Dalla ricerca storica più recente emerge che, già al ritorno dalla prima Crociata, a partire dal 1104, c’era stata un’attività febbrile della nobiltà che vi aveva partecipato, anzi che l’aveva proprio caldeggiata e finanziata; un andirivieni di personaggi fra Francia e Gerusalemme, fra i quali il Conte di Champagne che vi rimase ben 4 anni, dal 1104 al 1108, ma non era riuscita a concludere niente di concreto rispetto ai suoi progetti iniziali e che erano stati quelli di scavare sotto il Tempio per ritrovare quel tesoro che era stato seppellito dai Nazirei e dagli Zeloti, suoi ultimi difensori prima che fossero annientati, e il Tempio stesso completamente distrutto dalla truppe romane al comando di Tito, che poi diverrà imperatore, nel 70 d.c. Baldovino I°, infatti, non aveva voluto acconsentire ufficialmente a questo scavi perché lo riteneva pericoloso politicamente per il neo-rinato Regno di Gerusalemme e si era limitato a lasciar fare in sordina, di volta in volta, a singoli personaggi. Sta di fatto che, con il secondo viaggio del Conte di Champagne nel 1114, cominciò ad arrivare ai Circestensi una quantità enorme di denaro che li fece diventare, in breve, i dominatori della Cristianità.
Poi, due avvenimenti quasi contemporanei favorevoli al gruppo, gli consentì di raggiungere l’obiettivo. Alcuni pellegrini cristiani nel 1113 costituirono l’Ordine Militare Sovrano dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta, meglio noto come Ordine dei Cavalieri Ospedalieri, proclamandosi protettori dell’ospedale, fondato prima della crociata e, contemporaneamente, difensori della città santa. Al gruppo dei 9 nobili, capeggiati da Hugues de Payen, venne subito l’idea di fare altrettanto, in modo da avere una ragione apparente che mascherasse i loro veri scopi. Dato che Baldovino I° non fu ancora disponibile, toccò aspettare fino al 1118, quando il re morì e fu sostituito dal cugino, sodale dei nobili stessi che ufficializzò l’Ordine che, fino ad allora aveva operato clandestinamente dal 1111 o 1112, mettendo a loro disposizione le segrete ed i luoghi più sacri del Tempio. Per giustificare la loro presenza si disse che erano lì per proteggere i pellegrini cristiani; nella realtà dovevano recuperare i manoscritti, i tesori e segreti della tradizione ebraica. I Cavalieri dell’Ordine del Tempio sapevano fin dall’inizio che cosa cercare e dove, sicché trascorsero nove anni a scavare e, sicuramente, trovarono l’oro e i preziosi che ne fecero i primi grandi veri capitalisti della nostra era; ma sicuramente qualche conoscenza particolare o oggetto di potere che conferì loro una superiorità non solo economica, ma anche politica, culturale e spirituale rispetto a tutti i potenti del loro tempo, che tennero in pugno per duecento anni. Il “Rotolo di rame”, uno fra quelli ritrovati a Qumràn e decifrato nel 1955-56, elenca 24 tipi fra monete, materiali preziosi e vasellame sacro, interrati sotto il Tempio, più il “Tesoro”, non altrimenti specificato. Resta il fatto che questo “Tesoro” era sicuramente venuto in mano ai Templari, per lo meno alla ristrettissima cupola dirigente, ma, fino alla fine della loro esistenza, serbarono inviolato il segreto sulla sua natura e sulla sua ubicazione. Poi, dove sia finito veramente, non è dato a sapersi ancora oggi.
I Templari non si erano limitati a scavare e a recuperare quei tesori che li avevano resi così potenti, bensì presero contatto e conoscenza di tutta la cultura araba che, a quel tempo, era stata, in un certo qual senso, la custode dello scibile umano sopravvissuto alle distruzioni cristiane; della cultura giudaica e di quella gnostica che, sia pure ognuna nel proprio ambito e nella propria ottica, erano eredi della storia e della spiritualità del mondo antico. Secondo la storia accertata infatti, i primi Musulmani, sul piano religioso, furono generalmente aperti alla libertà di professione dei vari culti, in quanto avevano fatto proprio lo spirito di tolleranza dell’antico, originale insegnamento zoroastriano allorquando, nel VII° secolo, cadde definitivamente l’Impero persiano e l’Islam subentrò ad esso, diffondendosi sui suoi territori molto velocemente. Addirittura, i Pauliciani, primi cristiani dualisti dell’Armenia, in un certo senso progenitori del Catarismo, quando vennero perseguitati dal potere religioso e temporale dell’Impero Bizantino, si misero sotto la protezione dei Musulmani. I Templari, dal canto loro, fecero proprie quelle acquisizioni teoriche, ma anche il sapere tecnico e scientifico che aveva potuto essere tramandato e coltivato in quei territori che avevano avuto, tutto sommato, la fortuna o l’opportunità storica di sottrarsi alla tabula rasa di un Cristianesimo romano che aveva spazzato via tutto.
Senza addentrarci in quella che sia stata poi la loro credenza religiosa, ci sono prove documentate secondo le quali il loro culto rinnegava in segreto l’autorità del Papa di Roma e della sua chiesa, nella convinzione che Gesù Cristo non fosse stato un dio, ma solo un profeta martirizzato. Secondo alcuni studiosi, in campo esoterico l’Ordine aveva avuto modo di entrare in contatto con i Misteri della Tradizione Primordiale, a quell’epoca smembrati nella Scienza Ermetica dei Greci, nell’Alchimia degli Arabi, nella Kabbala degli Ebrei e nel Tantrismo degli Indù ed aveva fatto il serio tentativo della loro riunificazione nell’originale, antica Magia Egizia. Per i successivi 200 anni divenne potentissimo perché era il vero depositario della Scienza Arcana. (1)
Erano molto attivi e all’avanguardia in ogni campo dell’attività umana; avevano il monopolio della tecnologia più avanzata del loro tempo. Possedevano ospedali propri, propri medici e chirurghi, esperti di igiene pubblica e di ogni sorta di medicamenti; porti e cantieri con una potente flotta commerciale e militare. Anzi, si sa che avevano il monopolio assoluto del commercio dell’argento, che era scarsamente presente come materia prima sia in Europa, sia in Medio Oriente, ma che facevano arrivare, in tutta segretezza dalle miniere del Messico, con le loro navi, nel loro porto, pure segreto, di La Rochelle, sull’Atlantico; quindi conoscevano già il Nuovo Mondo e le rotte atlantiche. Diffondevano un pensare libero, cosmopolita, pluralistico, idee e scienze nuove, un agire così sovvertitore che il potere assoluto dominante spirituale rappresentato dalla Chiesa Cattolica Romana, e quello temporale, incarnato dal Re di Francia non potevano tollerare e, appena si era presentata l’occasione favorevole, insieme, li avevano debellati di colpo, dalla sera alla mattina.
E‘anche vero che tutto questo potere aveva in parte corrotto i monaci-soldati, li aveva infiacchiti dal punto di vista militare, o quanto meno, faceva sì che rivolgessero nel complesso le loro energie e i loro intenti più nell’ambito dell’edificazione sociale e della progettualità politica, piuttosto che sui campi di battaglia. Ancora fino alla seconda crociata furono vittoriosi, ebbero poi fortune alterne, fino a che nel 1187 Gerusalemme cadde definitivamente sotto il dominio musulmano ed anche la sede dell’Ordine nell’Oltremare, San Giovanni d’Acri, “chiave della Palestina” (attuale Stato d’Israele) cadde in maniera apocalittica nel 1291 ad opera dei Musulmani Mamelucchi. Si ritirarono a Cipro, ma nella realtà, il loro interesse, fin dal ritorno in Francia, era sempre stato quello di crearsi uno Stato sovrano e indipendente in Europa, su cui né i regnanti, né la Chiesa romana potessero mettere vincoli e controlli.
A quel tempo in Europa già esisteva un altro Ordine cavalleresco a carattere militare-religioso, quello dei Cavalieri Teutonici, che avevano il monopolio assoluto del commercio dell’ambra e che, verso la fine del XIII° secolo erano riusciti a crearsi un Principato indipendente, l’Ordenstaat o Odersland nel Baltico Orientale, sottratto ad ogni controllo secolare od ecclesiastico. Valutando positivamente questa esperienza, i Templari misero gli occhi sulla Linguadoca che, per il suo livello culturale e sociale, sarebbe stato il luogo adatto all’esercizio della loro sovranità progressista, diremmo oggi. Purtroppo, alla fine del 1300, l’eresia catara era stata estirpata nel corso di cento anni di eccidi di massa, con la crociata cattolica contro gli Albigesi del 1209, fino alla caduta dell’ultimo baluardo di Montségur nel 1244 e il rogo di 210 Perfetti; più altre decine d’anni di persecuzioni feroci dell’Inquisizione che avevano ridotto l’oasi felice di un tempo in un cimitero devastato, una terra desolata piegata dal dolore, dalla sofferenza e dalla miseria, allo sbando più totale. Oltretutto, già nel 1226, si erano poste le basi politiche per l’annessione definitiva della Linguadoca alla Corona Francese.
La storia del Templari sarebbe incompleta ed anche incomprensibile se non si parlasse di ciò che stava a monte, cioè di ciò che li aveva fatti nascere, crescere enormemente e poi, ad un certo punto, per motivi che storicamente non sono mai stati bene appurati, li aveva lasciati alla loro autonomia, ma anche alla loro scomparsa quando non erano più serviti per l’attuazione del disegno strategico, ma caso mai erano divenuti un ostacolo o un competitore.
Alla caduta del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.c., quei pochi difensori sopravvissuti che riuscirono a fuggire in Europa attraverso la Grecia, per lo più nobili e sacerdoti, sapevano che il grosso del Tesoro era stato sepolto sotto il Sancta Sanctorum, il luogo più inaccessibile, unitamente a documenti e ad oggetti rituali di enorme valore per la storia e la religione giudaica. Questi personaggi che s’installarono in Francia erano certamente persone di potere, colte e ricche per quanto erano riusciti a portare con sé, e divennero col tempo signori, sovrani indipendenti di vasti territori. Attraverso una segretissima tradizione orale che si trasmetteva da padre a figlio, non necessariamente il maggiore, ma quello ritenuto più adatto, proprio da “bocca a orecchio”, si era tramandata per ben mille anni la conoscenza delle proprie origini, sostenuta da un’incrollabile fede nelle profezie, secondo le quali i martiri del Tempio sarebbero risorti dopo mille anni ed avrebbero regnato con Gesù Cristo. Ed esattamente mille anni dopo si misero in moto, in modo quasi miracolistico, una serie di avvenimenti che sarebbero divenuti i protagonisti, i motori della storia, dopo secoli di oscurantismo e di immobilismo.
Nel 1070, a Troyes, alla corte del Conte di Champagne, fiorì un’influente scuola di studi cabalistici ed esoterici, argomenti del tutto banditi ed affossati dalla Chiesa di Roma e dal Sacro Romano Impero, ma quello era un regno indipendente, già molto ricco e potente e perciò più libero di sottrarsi ai dictat che gli venivano dall’esterno. E fu ancora qui che vide la luce uno dei primi romanzi del Graal. Forse il primo in assoluto, ad opera appunto di Chrétien de Troyes. Un personaggio, divenuto famoso come Pietro l’Eremita, fu l’istitutore personale di Goffredo di Buglione, duca di Lorena; il motivo per cui viene ricordato dalla storia però non è questo, bensì per essere stato uno dei principali ispiratori della prima crociata che predicava con ardore carismatico, suggestionando in modo esaltato sia il popolino che i ceti sociali più abbienti. La sua predicazione per invocare l’assoluta necessità della conquista del Santo Sepolcro non era solo una manifestazione di fanatismo scatenato, bensì aveva finalità politiche ben calcolate che sortirono gli effetti voluti.
Nel 1090, o 1099, secondo versioni storiche diverse, Goffredo di Buglione fondò l’Ordine di Sion, ristretto a pochissimi personaggi, fra i quali, si sa di certo, il conte di Champagne e André di Montbard, zio di San Bernardo, che si richiamava ad una “tradizione reale ebraica”, fondata sulla Pietra di Sion, l’alto colle a sud di Gerusalemme, che avrebbe avuto il potere di conferire il titolo sovrano, e quindi anche di indurre il re all’obbedienza. Alla conquista della città santa su quella cima c’erano i ruderi di una vecchia basilica bizantina che risaliva, presumibilmente, al IV° secolo. Goffredo, su quel luogo, fece costruire un’abbazia fortificata e autosufficiente, dedicata a Nostra Signora del Monte di Sion, che divenne la sede dell’Ordine in Terrasanta.
Questo Ordine di Sion, che tirava le fila di tutto nell’ombra e le cui eminenze grigie erano le stesse dei Templari, fu il generatore occulto di tutto quanto si svolse sulla scena della storia nei secoli successivi. Chiaramente, l’Ordine del Tempio era il suo braccio esecutivo, armato in Terrasanta e potente diplomatico fra i vari regni. L’Ordine Circestense, invece, rappresentava il primo livello esteriore in Francia e in altri territori dell’Europa, con il quale si garantiva la legittimazione e la copertura religiosa dalla gerarchia romana la quale, tuttavia, nello stato di degenerazione in cui si trovava, sicuramente trasse da questi due ordini monacali un suo tornaconto di potenza ed immagine che le permise di ricompattarsi.
Nel 1152, sempre in modo segreto, L’Ordine di Sion s’insediò in Francia, ad Orleans e le cose andarono avanti secondo i piani fino al 1187, quando Gerusalemme fu definitivamente persa dai Cristiani, sembra a causa del “tradimento” del Gran Maestro dei Templari, Gérard de Ridefort. L’anno successivo 1188, a Gisors, feudo di uno dei membri del gruppo, attraverso un avvenimento che simboleggiò la rottura del sodalizio Ordine di Sion e Ordine del Tempio, ricordato come il “taglio dell’olmo”, i Templari divennero liberi e autonomi nelle loro finalità e nelle loro azioni. Ciascun Ordine nominò il proprio Gran Maestro che, fino a quel momento, era stato unico per tutti e due. Mentre l’Ordine del Tempio rimase alla ribalta, viceversa, dell’Ordine di Sion non si sentì mai più parlare. Solo dalla ricerca storica più recente si sa che cambiò denominazione in Priorato di Sion e che, nel corso dei secoli, tesse sempre trame segrete di potere.
Potremmo dire che era avvenuta la separazione netta fra la mente e il braccio, fra l’ideazione progettuale, grandiosa e ambiziosissima di una strategia quasi sovrannaturale, e le sue articolazioni, sue creature che avevano ormai una vita ed una energia proprie, non più solo strettamente colluse con l’Ordine-madre che le aveva originate. Dall’inizio e per duecento anni circa, questa élite aveva avuto una strada tutta in discesa; tutto quello che toccava si trasformava in oro; disponeva di un potere che stava soppiantando tutti gli altri; ma, al momento del suo culmine, il vento si era girato. In pratica, con la perdita di Gerusalemme, definitivamente conquistata dagli Arabi e dall’Islam, si era concluso il ciclo della loro ragione d’esistere: la frattura fra il gruppo strategico occulto e l’Ordine del Tempio fu la conseguenza, prima di tutto, dell’avere, in parte raggiunto e in parte mancato l’obiettivo. Sicuramente il “Tesoro” era stato trovato e portato in Francia; ma, politicamente, il progetto che aveva previsto la restaurazione del Regno d’Israele e della stirpe davidica si era infranto.
Nel corso di centinaia di secoli, fino ai giorni nostri, è stato detto, ipotizzato di tutto a proposito di questo Tesoro: l’Arca dell’Alleanza, le Tavole della Legge, il famoso Graal, come la coppa di enorme potere per chi la possedesse. Wolfram von Eschenbach compose il suo romanzo epico “Parzifal” tra il 1195 e il 1220 e in esso presentò i Templari come coloro che avevano in custodia il Santo Graal, il castello del Graal e la Famiglia del Graal. Attorno a tutte queste supposizioni misteriche, si affiancò anche un filone di pensiero, completamente di rottura rispetto a quello che diceva la religione cristiana ufficiale, secondo il quale Gesù Cristo non sarebbe morto sulla croce, bensì nel Kashmire molti anni dopo o, addirittura, nel Sud della Francia dove si troverebbe, ancora occultato, il suo sepolcro.
Un grande interesse sull’argomento dei Templari e di tutti i loro interlocutori storici è esploso in questi ultimi anni, sostenuto dalla pubblicazione di molti saggi, spesso ripetitivi; ma qualche testo apporta anche un’interpretazione un po’ diversa del mito e dell’ideologia e, in ogni caso, la ricerca storica e l’approfondimento vanno avanti. A tutt’oggi, di provato, certo, rispetto a ciò di cui erano realmente in possesso i cavalieri del Tempio, non c’è niente che sia credibile perché essi serbarono il più rigoroso segreto e distrussero, al momento della loro soppressione, tutto quello che ad esso era correlato. La trasmissione di parte di ciò che avevano appreso la manifestarono attraverso il simbolismo delle cattedrali, in particolare a Chartres.
Ad ogni modo, se qualcuno allora aveva saputo, aveva anche occultato completamente e rigorosamente questa conoscenza per i motivi più insondabili. Tuttavia, sembra che un’altra volta sia cambiato il vento, visto che questi argomenti, fino a pochi anni fa, appannaggio di pochi esoteristi, ormai sono alla portata del grande pubblico, attraverso libri o documentari storico-culturali divulgati dalle televisioni europee in particolare, spesso romanzati o superficiali, in ogni caso parlano a milioni di persone ignare, accendendone l’interesse. In un certo qual senso, è come se lavorassero per programmare un cambiamento degli archetipi. Una profezia esoterica dice che: “Verrà presto il tempo in cui i Templari torneranno ad essere seguiti: le masse volgeranno loro come ora si rivolgono al falso dio”. (2)
Dalla ricostruzione storica che è stata fatta fin qui, balza agli occhi che dal 1070 al 1307, alla scomparsa dell’Ordine del Tempio, per 237 anni, una potente energia cosmica scosse l’esistente umano al fine di indurre un grande cambiamento. E’ fuori di dubbio che fosse risorta la corrente ebraica, erede sia del Vecchio Testamento che del Cristianesimo della Chiesa originaria di Gerusalemme, sconfitta e dispersa mille anni prima, secondo la quale Gesù Cristo era un discendente della stirpe di Davide e quindi il successore dinastico designato al trono del Regno d’Israele. Essa voleva riprendere la supremazia sulla chiesa paolina che si era affermata a tutto danno del gruppo di discepoli e seguaci di Giacomo il Giusto che era stato il successore designato da Gesù stesso, in quanto suo fratello, attraverso la rivendicazione di una ereditaria linea di sangue.
Tutta l’essenza, il fulcro di questa rivendicazione, poggiava su un sapere storico occulto, tramandato di generazione in generazione, secondo il quale Maria Maddalena non sarebbe stata quella peccatrice raffigurata nei Vangeli sinottici, rivisti e manipolati ai Padri della Chiesa a motivo di giustificazione dei loro dogmi, bensì fosse stata la moglie di Gesù. Al momento della morte di lui, vera o presunta, lei, incinta, lasciò la Palestina con Giuseppe d’Arimatea e si recò a Marsiglia presso una fiorente colonia ebraica di esuli. Secondo la leggenda del Graal, Giuseppe d’Arimatea portò con sé la coppa dell’Ultima cena con la quale aveva raccolto il sangue di Gesù sulla croce; ma questa rappresentazione simbolica sarebbe stata necessaria per velare, difendere, la discendenza messianica, in quanto la coppa altro non sarebbe stato che l’utero della Maddalena che portava il “sangue reale”, da cui ci fu tutta una discendenza dinastica che era arrivata fino a quegli anni fatidici.
La Chiesa di Roma era spiritualmente corrosa, per lo meno nella gerarchia e sembrava fosse il momento giusto in cui si potesse metterla da parte, senza scatenare scismi o sconquassi nella Cristianità. Il piano era stato architettato in modo perfetto ai tre livelli; il primo, il più ortodosso, era l’Ordine Circestense con Bernardo di Clairvaux, vero gioiello anche per la Chiesa, tanto che il suo leader è stato dichiarato santo alla sua morte, ma la storia ci dice che era legato a fil di ferro con André de Montbard e il Conte di Champagne, che erano le menti strategiche dell’Ordine di Sion, assolutamente occulto, e dell’Ordine del Tempio che invece agiva allo scoperto, ufficialmente soggetto solo al Papa; nella realtà strumento di quell’Ordine di Sion che era sovrano di se stesso, non soggetto e controllato da alcuno. Quando questa alleanza strategico-operativa si ruppe, dopo pochi decenni, i protagonisti pubblici, cioè i Templari, furono tolti di mezzo, mentre del gruppo che aveva architettato tutto per sostituire al potere dominante di allora se stesso, essendosi “inabissato”, non si sentì più parlare in quella forma fino alla ricerca storica di pochi decenni fa; ma non scomparve mai, anzi, continuò a tramare sempre in segreto. Come tutte le società occulte, apparve e scomparve, si trasformò e rinacque sotto altre forme, a seconda degli obiettivi, sempre di potere, che nel corso dei secoli, via via gli convennero.
Tutto questo avvenne sul piano visibile della storia; anche nell’aspetto propriamente spirituale, staccato da qualsiasi contaminazione con il potere, vale a dire l’espressione autentica del “signore di questo mondo”, con il Catarismo si manifestava una nuova religiosità che, pur richiamandosi al Cristianesimo, aveva in sé tradizioni e dottrine diverse e molto più antiche, dallo Zoroastrismo, al Manicheismo, allo Gnosticismo, alle correnti mistiche ebraiche come quella degli Esseni. I Catari, nella loro integrità, rappresentavano un’alternativa nella sfera del sacro al Cattolicesimo; i Templari un’alternativa possibile e praticabile nella organizzazione e nella gestione del potere terreno dell’economia, della cultura, della scienza e della tecnologia. I monaci soldato combattevano eroicamente quando era il momento, ma il loro interesse preminente, con l’andare del tempo, si rivolse sempre più a quanto favoriva la conoscenza e la promozione umana.
Con queste opzioni contemporanee, così sovvertitrici dell’esistente, che agivano sui piani spirituale, psichico e materiale della vita terrena, c’è da riflettere sul perché abbiano vinto, ancora una volta, le forze della morte e della involuzione, come già all’apparire della figura storica di Gesù e della buona novella che aveva recato alla sua gente. Ogni volta che l’umanità imbocca una strada di emancipazione e di evoluzione, ogni volta che ha la possibilità di prendere coscienza di sé e della sua condizione, viene sopraffatta brutalmente da quelle energie che formano il “dio di questo mondo” che la vogliono sempre sottomessa, sofferente, del tutto inconsapevole, senza speranza di riscatto. Quando sulla scena della storia appare un grande Maestro, un Avatar, una Guida spirituale illuminata, o un movimento che perseguono la promozione spirituale dell’uomo e della società umana, vengono tolti di mezzo, proprio fatti fuori. Tanto per rimanere in questo tema, così è stato per Gesù Cristo, così per Mani, così per i Catari e anche, nonostante tutto, per i Templari.
Lo strumento, la spada dell’annientamento, è rappresentato da altri uomini, altre organizzazioni terrene che, in ogni epoca e in ogni circostanza, sono confacenti all’olocausto dell’umanità, in una guerra fratricida perenne, dalla quale, finora, non c’è stato scampo. In essa, vince sempre il più spietato, il più sanguinario, quello che, più o meno consapevolmente procura al “dio” la più grande quantità di energia umana di dolore e di sangue, perché il sangue, le sue vibrazioni, sono il corrispettivo del patto per il potere sulla Terra e sul genere umano. Oggi si definirebbe “caos permanente”, perché questo termine viene spavaldamente usato dai padroni visibili del mondo.
La concezione ebraica del Regno di Dio si riferiva alla teocrazia, cioè ad un governo terrestre direttamente ispirato e guidato dalla divinità, tramite i suoi intermediari, sacerdoti o re, nel quale la legge religiosa, il “comandamento” dominasse tutti gli aspetti dalla vita del singolo e delle comunità e dove l’obbedienza fosse l’unico rapporto fra l’uomo e dio. Questa espressione della religione è stata ripresa ed ulteriormente perfezionata nell’Islam, dove ancora oggi la Sharia, comandamento del Corano, è anche la legge civile dello Stato. L’obbedienza del Vecchio Testamento è divenuta sottomissione nella religione islamica e già questa contiguità fa pensare alla stessa regia di energie potenti in grado di manipolare la libertà e l’autodeterminazione dell’umanità nel suo complesso.
Nell’Ebraismo, essere discendenti da David era il sigillo della legittimità, in quanto il trono d’Israele gli era stato dato personalmente da YAHVE’, come narrato nel Vecchio Testamento, che lo aveva scelto come suo “Unto”, sicché la discendenza davidica di sangue rappresentava l’unico, imprescindibile requisito per essere re dei Giudei. La figura di Gesù Cristo è rappresentata nei Vangeli sinottici in modo molto ambiguo. Da un lato si nota la preoccupazione di dimostrare in maniera incontrovertibile la discendenza storico-familiare da Abraamo (Matteo) e addirittura da Dio, Adamo, Set, ecc, (Luca) sia di Maria che di Giuseppe, padre putativo, sempre passando per il Re David, naturalmente; dall’altro si dice che Gesù è figlio dell’Altissimo che, con il suo spirito, adombrò la Vergine Maria e la rese madre di Suo Figlio Unigenito. A questo punto non si capisce quale rilevanza avesse potuto avere l’essere o no discendenti di sangue di Davide.
D’altra parte, i primi Padri della Chiesa che misero insieme il corpus dei Vangeli, scegliendo fra vari resoconti storici e dottrinari, avendo optato per assimilare e fare proprio il Vecchio Testamento, di cui si dichiararono eredi e continuatori, dovettero anche tenere in considerazione l’aspetto regale di Gesù, quale Re designato dei Giudei, quindi, non solo guida religiosa, ma capo politico, e non poterono tacere del suo ingresso in Gerusalemme la settimana prima di Pasqua, in cui venne acclamato Re dalla folla e delle aspettative che i molti gruppi patriottici ebraici di allora, che combattevano con ogni mezzo per liberarsi dal gioco romano, avevano riposto in lui.
È ben vero che con la scomparsa della Chiesa di Gerusalemme era anche subito tramontato l’archetipo di Gesù Re d’Israele, in quanto la versione paolina del Cristianesimo aveva sviluppato un personaggio spirituale, espressione di un mondo immateriale e invisibile verso il quale ogni essere umano poteva elevarsi, poiché la sua incarnazione e il suo sacrificio l’avevano reso possibile. In ogni modo, aveva portato un messaggio di radicale evoluzione rispetto alle strutture di pensiero e di comportamento della sua epoca, dando dignità e valore all’uomo comune.
Sia che avesse costituito l’essenza spirituale dell’apparizione storica di Gesù, per dare il via all’innalzamento della coscienza umana nella nuova era, sia che fosse una ideologia che Paolo aveva ripreso non tanto dall’Essenismo, quanto piuttosto dalla gnosi zoroastriana e dall’Ellenismo molto radicati nella Siria di allora, resta certo che il messaggio veicolato poteva veramente essere strumento, guida per una evoluzione profonda e completa dell’umanità, che poteva almeno riflettere su se stessa, sul suo destino e sul suo ruolo nell’universo. Purtroppo, il fagocitamento del potere, la corruzione della ricchezza e della menzogna fecero sì che il messaggio originale venisse subito alterato e privato del suo significato più autentico, sostituito da un dogma tanto più rigido, quanto più inconsistente. Il Concilio di Nicea, nel 325 d.c., avrebbe chiuso ogni discorso possibilistico, dichiarando che il Figlio era Dio della stessa sostanza del Padre e che il Papa di Roma era il suo rappresentante in Terra.
All’inizio del 2° millennio, abbiamo visto che, secondo le profezie, i martiri del Tempio di Gerusalemme, cioè la corrente ebraica del Cristianesimo delle origini o quello che era rimasto della ortodossia giudaica, erano risorti, pronti a riprendersi quello che un giorno era stato loro e dal quale erano stati brutalmente espropriati mille anni prima. Il primo passo sarebbe stata la restaurazione del Trono d’Israele, come nuovo Regno cristiano di Gerusalemme, con il ripristino di quella linea reale di sangue che per gli Ebrei era la base di tutto; tuttavia, in realtà, l’obiettivo più segreto e più ambizioso, sarebbe stato quello di sostituire al Papato romano, di discendenza apostolica e di dottrina paolina, la leadership ebraica.
In mille anni, la situazione storica era divenuta estremamente favorevole all’attuazione di questo piano strategico-politico, in quanto il Cattolicesimo era ormai la religione dominante, l’unica dell’Europa e non aveva rivali. Sostituendosi alla gerarchia romana, sia in virtù della discendenza davidica, per altro contemplata anche nel Nuovo Testamento, sia perché Gesù Cristo era stato dichiarato Figlio Unigenito dell’Unico Dio, della stessa sostanza del Padre, poteva finalmente instaurarsi quella teocrazia, o Regno di Dio, che era stata programmata e perseguita per migliaia di anni, con l’investitura “divina” di un monarca universale, corrispettivo in Terra dell’unico dio, quel Messia profetizzato nell’Antico Testamento.
Dal punto di vista di questo gruppo di potere, si credette che fosse finalmente giunta l’ora dell’avveramento delle profezie, vale a dire che così, si sarebbe rinsaldato il patto fra gli Ebrei e il loro dio di razza, secondo il quale Egli avrebbe dato loro potere su tutti i popoli della Terra, in cambio della obbedienza e della fedeltà. Gli eventi di sangue e di morte, di distruzione di mille anni prima, erano stati il sacrificio propiziatorio necessario all’estendersi dell’area di dominio, non più limitata alla Palestina, bensì allargata ad un intero continente. Anche questa volta gli avvenimenti non andarono secondo i progetti e le aspettative terrene. Dopo un centinaio di anni, in cui sembrava che tutto si concretizzasse favorevolmente in maniera quasi automatica, con una sincronicità perfetta, quando sarebbe bastato il gesto della mano per cogliere il frutto maturo, improvvisamente, con la perdita di Gerusalemme, solo 87 anni dopo, riconquistata dai musulmani, la meta reale si era allontanata, disciolta come neve al sole. Ancora una volta gli “dei” o il “Rex Mundi” avevano deciso diversamente e tutto, nel giro di qualche secolo, era stato riassorbito, occultato e dimenticato e la storia prese altre strade.
Dal punto di vista gnostico il ritorno del Salvatore e l’avvento del Regno di Dio rappresentavano, invece, l’innalzamento dello stato di coscienza nel singolo e, di riflesso, nella collettività. Perciò i Catari, pur adoperandosi assiduamente per il miglioramento delle condizioni materiali di vita non solo dei loro fedeli, ma di chiunque, avevano alla base della loro istruzione e predicazione religiosa il rapporto diretto del credente con il Dio della Luce, il Puro Spirito, al di sopra del Dio del Vecchio Testamento, che non aveva implicazioni con il mondo della materia. Il suo attributo era solo l’Amore, nel suo significato cosmico, universale, unico mezzo attraverso il quale gli uomini avrebbero potuto evolvere su tutti i piani della loro esistenza.
Secondo le teorie gnostiche alla base del Catarismo, il riconoscimento e il potenziamento della propria interiore scintilla di luce erano necessari per ricollegarsi al vero Dio e, contemporaneamente, prendere coscienza della condizione umana, vale a dire conoscere chi si è, da dove si viene, dove si va, che cosa ci può salvare, qual è la nostra nascita e la nostra rinascita. Solo essendosi “riconosciuti” è possibile sviluppare una coscienza di sé, una dignità e un valore come esseri umani che ci rendano invulnerabili alla sopraffazione e all’asservimento indotti dalla inconsapevolezza, dall’ignoranza e dalla sofferenza con cui il “Signore di questo mondo” perpetua il suo dominio.
La meta vera, reale, che questo riconoscimento comporta, è quella di prendere contatto con il nostro doppio spirituale del mondo parallelo immateriale, quello Spirito, che è separato da noi dal momento della “caduta”. Solo ricongiungendoci ad esso, mediante l’unione, le “nozze” con l’anima- personalità imperfetta che erra sulla Terra dall’inizio, da incarnazione a incarnazione, è possibile uscire dalla ruota delle reincarnazioni e ricostituirsi nell’Uomo Originale Divino, vero Figlio del Dio Padre Creatore e dimorare per l’eternità nella Patria Celeste, cioè nella dimensione cosmica della Luce e della Beatitudine.
Il riconoscimento e il perseguimento della propria natura spirituale pneumatica, già nel corso della vita terrena, fanno del Perfetto una porta di passaggio per le Energie superiori dello Spirito, del Paraclito, del Mondo della Luce, dando avvio a quel processo di spiritualizzazione della materia che toglie forza alle energie grevi, vischiose e omicide che tengono in schiavitù il genere umano. I Catari tenevano in considerazione la dottrina gnostica che divideva l’umanità in tre fasce, confermata anche da uno scritto ritrovato, fra altri, a Nag Hammadi: “L’Umanità è divisa in tre specie, in base alla natura di ognuna, cioè pneumatica, psichica ed ilica”.
Gli uomini pneumatici, cioè i giusti, sono rari, sono anime già immortali, definite: “Luce da Luce, Spirito da Spirito” che vivono nel mondo, avvinte dalla catena dell’oblio e della ignoranza, in stato di imperfezione; ma, non appena prendono coscienza e si riconoscono, rendendosi degni della perfezione “vengono date in sposa agli angeli del Salvatore”, cioè generano la propria reintegrazione allo stato originario, o patria celeste. Gli psichici rappresentano la grande parte dell’umanità, l’unico elemento dinamico e diversificante delle tre categorie; gli unici dotati di libero arbitrio, cioè della facoltà di scegliere se salire nella incorruzione dei pneumatici, o scendere nella corruzione con gli ilici. Sono ad uno stadio di evoluzione della coscienza tale per cui sono in grado di fare questa scelta. Gli ilici sono coloro le cui anime provengono dalla materia ed il loro destino è l’annullamento, la distruzione. Il Vangelo gnostico di Verità dice così di loro: “Poiché ciò che non ha radice non ha frutto, ma dice a se stesso – ho avuto l’esistenza per essere nuovamente distrutto -, sarà distrutto. Perciò quanto non è mai esistito (cioè non ha preso coscienza del proprio essere) non avrà mai l’esistenza”
I Perfetti catari potevano essere senz’altro identificati ai pneumatici, vista la loro teologia e il loro modo di rapportarsi al mondo, da viaggiatori stranieri, nel quale, tuttavia, dovevano effondere lo Spirito, il Paraclito, di cui erano i testimoni e i veicoli fisici al tempo stesso. La fascia intermedia degli psichici poteva identificarsi con tutte quelle persone religiose o laiche, nobili o borghesi, per esempio i monaci dei vari Ordini, Templari compresi, che erano ad un livello personale di coscienza, certamente anche sostenuta da una vita materiale agiata, o per lo meno, di autosufficienza che, liberandoli dallo stato di bisogno più impellente, conferiva loro la possibilità e la capacità di scegliere, cioè di orientare la loro vita in un modo piuttosto che nell’altro, fra la Luce e le Tenebre, secondo il linguaggio gnostico.
Gli ilici rappresentavano quella moltitudine di miserabili, affamati, abbruttiti, che non aveva proprio la possibilità, né la capacità di prendere coscienza di sé e che era carne da cannone ed essa stessa strumento di distruzione. Non che fosse malvagia di natura, ma le condizioni materiali in cui era costretta a vivere, facevano veramente di lei l’espressione dell’oscurità e del dio tenebroso. E questa aveva costituito le colonne portanti delle truppe crociate che agirono sia in Terrasanta, sia nella Francia del Sud, quando il POTERE lo volle. Oggi potremmo dire che gli ilici sono coloro che nascono, già destinati alla seconda morte, cioè alla morte spirituale, in quanto la loro funzione è puramente fisica, cioè sono produttori di un certo tipo di energia greve, pesante, data dal sangue, e che è confacente alla catena alimentare cosmica.
Note: 1) F:G:Ripel -“La magia della stella d’oro” vol. 1°, pag. 15 Hermes Edizioni, 1988
2) id, op. cit, pag. 16
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