I CATARI E LA LORO MISSIONE – CAPITOLO 4

CAPITOLO QUARTO  

Per comprendere appieno il Catarismo è necessario ricollegarsi all’antica religione persiana di Zarathustra, che è stata la progenitrice di tutte le successive dottrine spiritualiste, essendosi essa stessa innestata sulla visione dualista del mondo, fondata sui principi divini contrapposti di Bene e Male, le cui tracce già si riscontrano nell’Iran nel III° millennio a.c., cioè nella civiltà paleo-persiana post atlantidea. In questa trattazione si fa riferimento al pregevole testo di Paul Du Breuil “Zarathustra e la trasfigurazione del mondo” ediz. ECIG.  Questo grande profeta visse storicamente settecento anni prima di Gesù Cristo, in un’epoca in cui impulsi spirituali straordinari spargevano i semi per la evoluzione della coscienza umana, attraverso la comparsa di personaggi eccezionali quali Zarathustra stesso nell’Impero Persiano, Budda in India e Lao Tse in Cina.

La predicazione di Zarathustra fu proprio di rottura rispetto all’esistente perché proclamava che questa evoluzione si sarebbe conseguita individualmente, attraverso la sacra trilogia dei pensieri buoni, parole buone e azioni buone, senza più la mediazione della classe sacerdotale e dei rituali in forza dei quali essa manteneva il suo potere sulle genti.  Il profeta introdusse nel pensiero umano concetti assolutamente rivoluzionari per l’epoca, quali quello della morale e della responsabilità personale, ponendo l’accento su ogni singolo IO individuale, rispetto alla massa indifferenziata, al branco o alla appartenenza di sangue in cui gli esseri umani vivevano.

Zarathusht Nama, la sua biografia, molto posteriore alla sua vita,  riferisce che, prima della venuta di Zarathustra, l’ingiustizia regnava sulla Terra e i popoli erano caduti sotto il dominio di Ahriman; allora Ahura Mazda, dio misericordioso, decise di far nascere una guida per gli uomini che scelgono liberamente di sottrarsi all’asservimento passivo in cui sono tenuti dal falso dio e dai suoi intermediari, operando attivamente alla redenzione cosmica attraverso l’assunzione della responsabilità del proprio agire verso Ahura Mazda, prima di tutto, verso sé stessi e la propria comunità. Ahura Mazda, unico dio sovracosmico ed etico, completamente smaterializzato e spiritualizzato da Zarathustra, ha creato all’origine il Mondo Ideale in cui si trovano gli Archetipi di ogni Bellezza e di ogni Bontà che mostrano nel grado, ma non nella sostanza, le molteplici forme assunte dalla Immaginazione creatrice di dio e delle sue emanazioni, le Amesha Spenta.

Per avere una visione obiettiva della sua creazione, Ahura Mazda crea due Spiriti, liberi nella  volontà, che consente loro la scelta, cioè la possibilità di agire al di fuori della sovranità divina.  Ogni intelligenza comporta una scelta e, per gli esseri umani, scelta e libertà sono strettamente dipendenti. Ahra Manyu o Ahriman si ribella al suo creatore e ne diviene l’avversario. Forza cieca e Principe del Male, erra ovunque come un etere funesto e da lui deriva tutto ciò  che è definito “male”: finito in rapporto all’infinito, ignoranza, illusione, egocentrismo, incoscienza, inganno, sofferenza, crudeltà, orgoglio e menzogna.  L’uomo stesso è trascinato nella corrente demoniaca e ne può uscire soltanto con la presa di coscienza e il superamento delle forze cieche e istintive che motivano le sue passioni e i suoi atti sconsiderati.  Ogni buona azione provoca il fallimento del potere di Ahriman, così come ogni azione malvagia invece gli ridà forza. Non esiste il peccato originale in quanto l’uomo, come l’animale, non è che la vittima tragica della cattiva scelta di una Entità superiore; ma ha l’importante ruolo di Salvatore poiché ogni pensiero, parola e azione buoni purificano il mondo, introducendovi rappresentazioni divine.  Esistono invece il merito e la colpevolezza individuali quando viene operata la scelta, nella quale la bilancia pende a favore della luce o delle tenebre.

Nel pensiero di Zarathustra gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio perché Ahura Mazda li vuole autonomi, in grado di scegliere liberamente fra la Luce e la Menzogna; la prima, più catastrofica menzogna dell’universo è quella di Ahriman che ha fatto credere a tutto il mondo creato di essere stato lui l’unico creatore. Ahura Mazda è il dio dell’Altro Mondo, il dio di luce e di amore cataro e Gesù Cristo è figlio suo, ma Ahriman, padrone di questa dimensione spazio-temporale, ne ha manipolato il significato, perpetuando la sua menzogna.   Lo Spirito Santo, tuttavia, continua ad operare fra le tenebre fino a che il Male sarà definitivamente espulso dalla creazione, dopo la trasfigurazione del mondo dal piano materiale a quello spirituale.

Zarathustra, come fondamento della sua religione, attinse sicuramente alla dottrina che gli studiosi indù degli Indiani Arii, già un secolo prima, avevano enunciato nelle UPANISAD (dottrina segreta), la parte filosofica dei VEDA, e cioè che dietro alla molteplicità degli dei, ci fosse una magica Forza Primigenia, chiamata BRAHAMAN o l’ASSOLUTO e il cui Regno è la dimora eterna da cui non si ritorna più indietro. Oltre che confinanti geograficamente, questi territori degli imperi persiano e indiano con tutti gli scambi e interrelazioni che potevano esserci fra quelle popolazioni, avevano anche la lingua in comune, che era il sanscrito nei suoi vari dialetti.  VEDA significa sapere; AVESTA la raccolta postuma del pensiero del grande profeta, pure significa Sapere.

Zarathustra è stato il profeta della rivoluzione animale che ha fatto riferimento reale ai principi teologici dell’antica religione mazdea, cioè quelli dell’assoluta unità primordiale della creazione, per cui non soltanto l’animale è dotato di un’anima che sente, capisce e soffre come gli esseri umani, ma l’Anima primordiale di tutte le specie animali ha lo stesso valore di quella dell’umanità, unite in una economia spirituale comune. Secondo il pensiero vedico, tutti gli esseri viventi, indipendentemente dalla specie a cui appartengono, sono parti integranti di Dio. Secondo i testi sacri che si richiamano allo zoroastrismo, il nutrimento dell’uomo evolverà in senso inverso rispetto ai tempi primordiali; i primi uomini si nutrirono di acqua, piante, latte per divenire via via carnivori; gli uomini del futuro saranno vegetariani; poi avranno bisogno solo di acqua e, infine, solo di nutrimento spirituale.

Il mondo, secondo Zarathustra, non si può cambiare solo con preghiere e buone intenzioni, né tantomeno con i sacrifici rituali, bensì è d’importanza decisiva l’azione degli esseri umani che divengono collaboratori di Ahura Mazda per la realizzazione, qui nell’ordine tenebroso di Ahriman, della copia perfetta del Regno di Dio, cioè dell’Altro Mondo degli Archetipi.  L’anima umana, purificata dai buoni pensieri, buone parole e buone opere è il canale attraverso cui passa il raggio divino che illumina il mondo.  Tredici secoli prima dell’Islam, Zarathustra invitava gli uomini a combattere due battaglie decisive: quella per la supremazia dello Spirito in se stessi, che rappresenta la grande guerra santa e quella più esteriore contro i seguaci di azioni tenebrose, la piccola guerra santa.

Ogni uomo, purchè lo voglia, ha la sua opportunità di evoluzione e lo sviluppo della sua coscienza individuale, che gli consente la scelta, lo rende un “adulto religioso”, cioè in grado di fronteggiare il mistero del mondo con le proprie forze spirituali. L’etica di Zarathustra conferisce alla vita quotidiana il significato e la dignità dell’essere uomini liberi, pensanti, responsabili, veri specchi del Regno di Luce, non vermi impotenti o automi meccanici, come invece li vuole Ahriman, signore di questo mondo. Gli avvenimenti della Storia non hanno tanto lo scopo di indirizzare le società verso il loro cambiamento, bensì sono occasioni che vogliono indurre le coscienze degli esseri umani ad innalzare lo sguardo al di sopra degli orizzonti terrestri immediati ed il Male del mondo può essere lo strumento che permette di rivelare, di potenziare la Volontà Pura  in grado di superare qualsiasi opposizione spirituale.

Il Farohar, la fravarti o spirito guardiano che si trova nella sfera del Sole e che rappresenta la presenza di dio, Ahura Mazda, fra la gente, ma anche il SE’Spirituale, è raffigurato nell’iconografia come un personaggio maschile barbuto che esce da un disco solare alato. Le fravashi o fravarti appartengono alla gerarchia degli esseri divini ed agiscono come coadiuatori degli Amesha Spenta o Santi Immortali, irradiamenti dinamici di dio nel mondo.  Anime individuali e immortali, proteggono la buona creazione dagli avamposti del “Regno di Luce”.  Molte di loro, però, hanno scelto eroicamente di scendere sulla Terra per proteggere le anime giuste e per assumere un impegno attivo nell’opera di trasfigurazione del mondo. Dopo aver individuato le anime giuste, le fravarti diventano le “sante fravarti dei giusti”, cioè i loro angeli protettori o spiriti tutelari.

Zarathustra è stato il fondatore di una religione dell’Iran che ha trasmesso all’Ebraismo, al Cristianesimo e all’Islam impulsi spirituali determinanti. Nell’antica Persia, si raccolsero come in nessun altro luogo della Terra scienziati, filosofi ed artisti di oriente e di occidente, dall’Asia e dall’Europa, dando vita, per la prima volta nella storia dell’umanità di questa generazione post-atlantidea, ad un centro di incontro delle tendenze spirituali del mondo intero, un fulcro delle culture del passato che non ha precedenti e questa funzione l’ha mantenuta anche per secoli nel primo periodo islamico.

Molte grandiosi creazioni ideali, molte filosofie religiose, illuministe e materialiste, che hanno improntato la civiltà europea, hanno avuto origine dall’humus assolutamente cosmopolita ed universale dell’Impero Persiano di Ciro, Dario e del grande profeta  di Ahura Mazda, Zarathustra.  2500 anni di supremazia culturale greco-romana e giudaico-cristiana hanno consapevolmente cancellato o deformato, dopo averne assunto l’intera sostanza, tutte le dottrine di questo grande riformatore dell’umanità, il cui occultamento ha procurato, particolarmente alle generazioni cristiane, un deplorevole oscurantismo sulla vera genesi e la vera essenza della loro religione.

Ahura Mazda creò, in principio, un mondo senza peccato, abitato da un uomo e un animale ideali; ma, ad un certo punto, comparve il suo antagonista Angra Mainyu (Ahriman) che negò la creazione divina e volle corromperla secondo le sue attitudini.  Tuttavia, lo Spirito del Male non riuscì a scacciare dal mondo l’influenza del Bene perché, sia l’uomo, sia l’animale ideale avevano lasciato il loro seme sulla terra, da cui nacquero, magicamente, la prima coppia umana e le prime specie di animali. In quelle nuove forme viventi erano però frammischiati il Bene e il Male ed ebbe così inizio la Storia planetaria, costellata da conflitti e intrighi drammatici e, da quel momento, l’essere umano fu chiamato a scegliere tra il Bene e il Male, fra il dio d’amore e dello spirito il dio della materia che lo alletta con il potere in tutte le sue forme. Ogni scelta umana, avrebbe, di volta in volta, conferito maggior forza e potenza all’una o all’altra delle potenze cosmiche in lotta.

Trentamila anni passarono dall’inizio della mescolanza finchè Ahura Mazda decise di aiutare gli uomini, inviando tra loro un profeta: Zarathustra, che però venne riconosciuto tale solo da una minoranza di uomini e, quanto più tempo sarebbe passato dalla sua morte, tanto più l’umanità si sarebbe allontanata dalla moralità e dalla virtù.  Il mondo fu da allora condannato alle  catastrofi di inondazioni, incendi, guerre disastrose, fin che gli angeli suoneranno le trombe del giudizio universale in cui tutti gli esseri umani, risorti nel corpo eterico, dovranno rendere conto a Ahura Mazda, il signore saggio, di avere accettato o rifiutato  il messaggio spirituale del profeta, scelta che determinerà il loro destino cosmico finale. Zarathustra fu il primo ad introdurre nel pensiero umano categorie metafisiche fino ad allora sconosciute, quali l’Aldilà, Satana e a considerare il mondo terreno e l’anima dell’uomo come il luogo esteriore ed interiore dello scontro tra il Bene e il Male. Secondo la sua visione,  il divenire storico ha come meta finale, già predeterminata, la scomparsa del nostro mondo materiale imperfetto e l’avvento del Regno di Dio, cioè del  mondo spirituale degli archetipi perfetti, la Creazione originaria.

I primi Cristiani ignoravano l’origine esoterica del Vangelo; dell’antica religione persiana conoscevano soltanto Mitra che era il loro rivale, di Zarathustra, la maggioranza, non aveva mai sentito parlare perché le sua dottrina era stata assorbita nell’Antico Testamento ad opera dei profeti del post esilio babilonese: Isaia, Neemia, Esdra, Daniele, Geremia che, conosciuta la religione mazdea dell’impero persiano, avevano trasferito pari pari al loro dio etnico Yahvé tutte le rappresentazioni e  gli attributi spirituali di Ahura Mazda.  Yahvé, da dio tribale, il cui totemismo ruotava intorno alla “Tenda del convegno” di un popolo nomade, sempre in guerra con i vicini che lui stesso  spingeva a sterminare, si rivestì della dimensione cosmica e sovrumana di Ahura Mazda che i profeti avevano  assimilato alla corte persiana più illuminata e l’avevano proiettata sul dio con cui avevano stretto l’Alleanza, ma sempre in chiave rigorosamente etnica secondo cui il sangue è il veicolo dell’anima.

La religione di Zarathustra, invece, non rappresentava né un solo popolo, né gli ideali di una sola nazione; il sangue e gli antenati non interessavano al profeta che, attraverso l’individuo che vale in ragione dei suoi pensieri, delle sue parole e delle sue azioni, aspirava alla universalità; sicuramente fu lui a porre, per la prima volta nella storia di questa generazione umana, l’attenzione sul valore di ogni singola anima con la consapevolezza di sé, dell’IO SONO. Fino al secolo scorso, i teologi legati alla tradizione giudeo-cristiana, ignorarono, se non addirittura occultarono questa sostanziale influenza; tentarono di capovolgere la storia stessa, facendo credere che fosse stata la religione iranica ad essere in debito con l’Ebraismo, come del resto già avevano fatto con tutta la mitologia sumerica sulla creazione del mondo.

Tutto l’esoterismo dei testi sacri ebraici è pura derivazione della gnosi zoroastriana ed essi furono composti dai profeti e dagli scribi ebrei durante l’esilio babilonese nell’impero achemenide di Dario, Serse e Artaserse; anzi, furono addiriddura promossi e sostenuti da quei grandi re persiani che, ritenendosi la controparte terrena del Regno di dio, cioè dell’Altro Mondo, erano animati da una grande magnanimità e da un profondo rispetto per la vita dei singoli, delle comunità e delle loro divinità, assolutamente sconosciuti alle altre  culture loro contemporanee.  Fondamentale fu il contributo del pensiero di Zarathustra alla lenta preparazione esoterica di una nuova religione a vocazione universale che si espresse, dapprima, nell’Essenismo, la corrente più iranizzata del Giudaismo che aveva assunto in toto la dottrina della dualità, per sfociare poi nel Cristianesimo gnostico e l’annuncio della trasfigurazione del mondo ad opera di un Salvatore.

 La riscoperta dell’antica religione persiana è relativamente recente; solo nel 1771, Duperon, storico francese delle religioni, s’imbattè per caso a Bombay nei Parsi, ultimi seguaci di Zarathustra e nel loro libro sacro: L’Avesta, o per lo meno, di quegli importanti frammenti che erano rimasti dopo secoli di lotte religiose e politiche. Gli studiosi europei ebbero subito un grande interesse e fu così che si rivelò come la dottrina del profeta iranico fosse la fonte originaria di concetti metafisici che fino ad allora erano stati attribuiti all’ebraismo e al cristianesimo.  I risultati di quegli studi incontrarono enormi resistenze in quanto sfidavano il tabù per eccellenza e cioè che il Cristianesimo si fondasse sulla divinità di Gesù Cristo, già preannunciata dai profeti dell’antico Testamento.  Provando invece che la paternità della religione cristiana era ascrivibile ad una cultura preesistente, estranea al giudaismo che, sia pure sorpassata dalla storia, era stata un modello di evoluzione del pensiero e di promozione umana, si scardinava il dogma della verità assoluta rivelata dal dio del Vecchio e del Nuovo Testamento. La fede cristiana appariva così un prodotto degli uomini stessi, una loro forma pensiero, un eone metafisico, potremmo chiamarlo, costruito con grandi contraddizioni e ambiguità, tanto che solo i dogmi e l’intolleranza riuscirono a tenerla in piedi.

Nonostante che Gesù, nella sua vita terrena, avesse deliberatamente trasgredito la legge, non rispettando le usanze mosaiche sul puro e l’impuro, violando il sabato e condannando pubblicamente l’insieme dei sacerdoti, fin da quel tempo  il Cristianesimo, per darsi una legittimazione, aveva cercato le prove della sua autenticità messianica e della sua divinità in tutto ciò che, nella Bibbia, annunciava il Messia e il suo carattere sovrannaturale, in modo forzato, spesso con il sostanziale travisamento del significato originale dei testi. La critica moderna invece, concorda sul fatto che solo pochi Ebrei di allora reinterpretarono le Scritture in senso cristiano, mentre la maggioranza si dimostrò ostinatamente refrattaria al Vangelo, la cui dottrina non aveva nulla a che vedere con l’Antica Alleanza di Mosè.  Infatti, l’ortodossia legalitaria non riconosceva nulla della nuova predicazione in quanto le ideologie e l’etica che diffondeva provenivano da una conoscenza esoterica, essenzialmente extra-giudaica che la religione tradizionale, secondo i propri canoni, respingeva.

Annunciando la caduta di Gerusalemme e la distruzione espiatrice del Tempio, allo stesso tempo Gesù volle manifestare una rottura deliberata con l’Israele teocratico ed etnocentrico e, proclamandosi “unico figlio del vero Dio”, proruppe in una condanna radicale del Dio degli insensibili Giudei che l’avevano respinto, attribuendo loro come padre: “il diavolo…. perché è menzognero e padre della menzogna…” (Gv 8,44). Poiché l’intesa con il Giudaismo ufficiale appariva impossibile, Gesù stesso dichiarò più volte che il “mio Regno non è di questo mondo” (Gv 18,36) e Giovanni interpretò questa enunciazione in modo rigorosamente dualista come rifiuto della Luce e del Figlio di Dio da parte delle Tenebre del Principe di questo mondo.  Il “suo Regno” però doveva ancora venire e la volontà del Padre suo non era realizzata sulla Terra perché ancora vi regnano le tenebre, come invece lo è nel Cielo, nella creazione ideale.  L’evangelista Giovanni dichiarò in modo esplicito che “…tutto il mondo giace sotto la potenza del maligno… (IGv 5,19). Eppure, il Vangelo di Matteo, impegnato nella opposizione alla diffusione della Buona Novella ai pagani da parte di Paolo e volendo far trionfare un Cristianesimo più legalistico e dogmatico, dette vita “all’imbroglio” definitivo, cioè quello di imprigionare il Vangelo, che traeva altrove la sua originalità, nella corrente energetica del Vecchio Testamento, dichiarando che Gesù non era venuto ad abolire la Legge e i Profeti, bensì a dare loro compimento.

Dopo la conversione sulla via di Damasco e l’incontro con Anania e gli iniziati di Gesù in Siria Paolo, in conflitto con i fratelli della Chiesa di Gerusalemme, aveva tagliato il cordone ombelicale che teneva legata la nuova religione al giudaismo, avendo constatato che il nuovo spirito non poteva proprio accordarsi con l’antico.  Sicuramente, senza la predicazione di Paolo ai Gentili dell’Impero Romano, la cui vastità e multiculturalità ne avevano permesso l’accoglimento, il Cristianesimo si sarebbe estinto o dissolto nel Giudaismo post-biblico come l’Essenismo, oppure si sarebbe ristretto agli Ebioniti, comunità religiosa gnostica, considerata nucleo del Cristianesimo originario, già esistente all’epoca di Gesù che, tuttavia negava la sua divinità così come era stata propagandata dai “poteri forti” di allora.

Le prime discordie fra i Cristiani che causarono tante scomuniche reciproche e tanti genocidi di fratelli nel nome di colui che aveva detto: “Vi dò un comandamento nuovo… da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri…” (Gv 13,35), furono principalmente dovute alla pro-giudaizzazione o non giudaizzazione del Vangelo e Costantino, l’Unto del Signore di questo mondo, portò a compimento il suo “piano divino”. Gli eresiarchi furono tutti quei teologi degli inizi, contrari alla giudaizzazione, che furono sconfitti dalla fazione vincente e messi completamente al bando. Negando la spiritualità esoterica per ignoranza, incomprensione o opportunismo politico, già dal I° secolo il Cristianesimo romano si strutturò come pura ideologia materialista finalizzata al potere terreno.  I suoi frutti,  ad oggi, sono stati la negazione dell’Amore fra i Cristiani stessi che per primi si sono massacrati a vicenda a centinaia di milioni nel corso dei secoli, ed hanno sterminato le popolazioni indigene di altri continenti, nel nome di Gesù Cristo e del padre suo “unico vero dio”.

La religione catara, o eresia, era la risultante finale di due grandi correnti ereticali collegate tra loro: il Paulicianesimo e il Bogomilismo che si erano diffuse capillarmente in vaste aree dell’Asia Minore e della penisola balcanica nel periodo fra il X° e il XII° secolo. L’eresia pauliciana sembra che sia sorta in Armenia intorno al terzo secolo e che la sua denominazione faccia riferimento a Paolo di Samosata che era venerato dagli aderenti come vero depositario del messaggio di Gesù Cristo.

I Pauliciani, secondo  Rudolf Steiner erano stati, in origine, adepti di una specie di scuola occulta, fondata sulle sponde del Mar Nero fin dal V° secolo a.c. che perdurò anche in tempi cristiani. Per la  loro saggezza e purezza, avevano sviluppato la visione chiaroveggente dei mondi spirituali; si richiamavano al Buddismo, permeato già dagli impulsi che il Cristianesimo simbolico aveva portato  nel mondo. L’incarnazione fisica per loro era una vera e propria missione di salvezza della Terra e degli esseri viventi perché, attraverso l’assunzione del peso della povertà e della grande forza morale,  il loro Spirito si potenziava a tal punto da assorbire le sostanze spirituali dannose, cioè spazzare i demoni originati dalla putrefazione del passato che non si era dissolto, così che gli essere umani avessero la possibilità di accedere ad un piano superiore di evoluzione. La purezza totale da ogni contaminazione della materia potenziava il loro Spirito nella dimensione parallela a cui attingevano come serbatoio di Energia Divina da riversare sulla Terra per bilanciare, equilibrare il potere troppo esorbitante della materia che avrebbe pietrificato tutto, facendo saltare l’equilibrio della Creazione.  Secondo Steiner, Francesco d’Assisi è stato la figura rappresentativa di questi Santi mistici che agirono nel periodo 1100-1300 circa nei movimenti dello Spiritualismo e del Catarismo.

I Pauliciani, sottoposti alle alterne vicende della Storia, particolarmente alle persecuzioni dei Bizantini, si dispersero dapprima in tutta l’Asia Minore, dal Mar Nero al Mar Caspio; poi si radunarono in Bulgaria, anzi in Tracia e si strutturarono in sei Chiese, designandole con lo stesso nome di quelle fondate da San Paolo. Sicuramente rappresentavano la continuazione della corrente antigiudaizzante della nuova religione cristiana che aveva fatto capo a Marcione, dichiarato eretico nel 144, anche considerando i territori in cui si era diffusa, contigui a quella Siria ancora permeata dalla gnosi zoroastriana.

Anche l’eresia catara si ricollegava alla teologia della corrente antigiudaizzante di Marcione. Autore dell’Evangelion, questo teologo aspirava a diventare il riformatore del Cristianesimo originale e, quale autentico successore di Paolo, avrebbe voluto edificare la vera Chiesa del Cristo che, secondo lui, non doveva niente all’Antico Testamento. Marcione aveva fatto sua la teoria paolina della gerarchia dei cieli, esposta nel Libro di Enoch, e replicata dal Garodman zoroastriano e, in ragione di questa suddivisione dei cieli, cioè dell’esistenza della gerarchia fra entità invisibili, contrapponeva il Dio supremo al demiurgo creatore del mondo materiale. Padre dello Spirito del Bene, il Dio supremo è estraneo a questo mondo, ma è il creatore del mondo invisibile, così come l’Ahura Mazda zoroastriano generò, in principio la creazione ideale.

Marcione operò una rottura radicale tra il Padre Creatore di cui Gesù è figlio e lo Yahvé dell’Antico Testamento che identificò con il demiurgo malvagio creatore del mondo materiale, la cui Legge era stata abolita da Gesù, rappresentando un ostacolo alla evoluzione della coscienza umana. Per Marcione, che lottò per strappare il nascente Cristianesimo alla corrente giudaica perché si costituisse in Entità Spirituale originale e autonoma, il messaggio di Cristo è vittima di “un vasto complotto contro la verità, ordito con il proposito di restaurare il Dio degli Ebrei e di annullare la sua opera di salvezza”. Fu discepolo di Simone Mago, uno dei tanti profeti, messia e inviati celesti che in quel periodo storico, immediatamente precedente e seguente la comparsa di Gesù, comparivano nel vicino oriente come portatori o incarnatori dello Spirito Santo, o “potenza di Dio”.  Lui stesso, prima dell’arrivo degli apostoli, strabiliava la Samaria con i suoi miracoli.   Simone Mago si fece battezzare; ma, nonostante ciò, fu sempre denigrato e ridicolizzato dai Padri della Chiesa per le sue idee radicalmente oppositive al conformismo più dogmatico e oscurantistico che prevalsero poi nella nuova religione.

Diciassette anni dopo la morte di Gesù, Simone Mago attaccò il dio dell’Antico Testamento, collocando sopra esso il dio Buono e sconosciuto della Persia e di Gesù perché, secondo lui, un dio tanto pervaso dal Male e sedicente padre di un mondo così doloroso, non può essere che: “il demiurgo sadico e perverso descritto del resto dalla Bibbia come un essere vendicativo, collerico, geloso, suscettibile e malvagio”. Secondo Simone Mago, l’essere umano, imprigionato nel mondo del demiurgo, ha un grande desiderio di amore divino; ha nostalgia del mondo ideale in cui vivere con il Dio di Luce per l’eternità; ma l’immortalità appartiene solo alla fravarti, scintilla divina o Sé Spirituale e l’essere umano può conseguirla attraverso la creazione di un veicolo spirituale di coscienza; da qui la necessità della conoscenza e delle “nozze sacre” con i propri corpi sottili.

Tuttavia sia Simone Mago che Marcione dimostrarono di non conoscere la metamorfosi verificatasi nella religione giudaica del post-esilio babilonese, né l’esoterismo esseno e di essere fermi all’Antica Alleanza; il che fa presumere che le loro fonti di apprendimento e di iniziazione siano state extragiudaiche, più zoroastriane o gnostiche e questo spiegherebbe la loro libertà e la loro autonomia di giudizio rispetto alla matrice spirituale del Cristianesimo. Il gruppo di Simone si era affermato con forza in Antiochia e perfino a Roma; Marcione apparteneva alla colonia siriana di Roma, che era considerata l’espressione del cristianesimo più spiritualizzato e la Siria, in tutta la storia del primo cristianesimo, ne ha configurato il polo eretico perché lì era ancora vivo il pensiero della gnosi zoroastriana con tutto il suo carico esoterico.

Crocevia di importanti vie di comunicazione, questo Paese era terra propizia alle grandi ispirazioni religiose;  qui,  i Nazareni presero il nome di Cristiani, proprio a voler significare la rottura con il passato; Paolo fu folgorato sulla via per Damasco e, da persecutore, divenne apostolo della nuova religione. In un tempo più lontano, vi si trasferì nel deserto, forzatamente, la primitiva comunità essena, in seguito alle persecuzioni esercitate contro di essa dalla Sinagoga e all’assassinio del suo fondatore, il Maestro di Giustizia. Oggi la Siria, guarda caso, è considerata dalle potenze israelo-americane, una degli stati canaglia, come l’Iraq, l’Iran e l’Afghanistan, tutte terre dell’antico impero persiano il cui dio era Ahura Mazda, il dio di Luce a cui si oppone il Signore di questo mondo nella sua sembiante islamica più ferocemente involutiva o, comunque lo si voglia interpretare.

Il Paulicianesimo sosteneva un dualismo assoluto: al Padre Celeste, dio del mondo futuro, contrapponeva il Dio Malvagio, creatore del mondo presente.  Rifiutava in blocco il Vecchio Testamento, considerato di ispirazione diabolica ed esprimeva una cristologia di tipo docetistico, vale a dire che l’incarnazione e la passione di Gesù sarebbero state solo apparenti e che la sua missione sarebbe consistita essenzialmente nel portare agli uomini la rivelazione divina. Rifiutava i sacramenti, il culto della croce e condannava il matrimonio e la procreazione in quanto riteneva che il prolungamento della specie umana fosse solo una legge del demonio. I Pauliciani furono sterminati in massa dai cattolici bizantiniani e i sopravvissuti tennero viva la loro Chiesa bulgara dalla quale, intorno al 900, nacque il Bogomilismo che fu la più importante eresia balcanica del Medioevo, diffusa in Serbia, Dalmazia e Bosnia fino al XV° secolo in cui, a seguito della conquista turca, la nobiltà bosniaca passò in massa alla religione musulmana. Dalle scarse documentazioni storiche note, pare che il Bogomilismo, oltre che le differenziazioni religiose, propugnasse anche idee di rivolta sociale e politica, forse labili reminiscenze popolari della dottrina religiosa di Mazdak, il profeta che, alla fine del V° secolo nell’Impero Persiano, tentò la prima forma di comunismo della Storia.

I Bogomili, cioè “cari a Dio” erano conosciuti come “Fundagiagiti” o “Fundaiti”, portatori di bisaccia o vagabondi, spesso predicatori itineranti volontari, più frequentemente fuggiaschi o deportati.  La loro teologia era di impronta essenzialmente dualistica, ma moderata, non assoluta come invece nel Paulicianesimo ed era interamente esposta nella “Interrogatio Iohannis o Cena Segreta”, che sarà poi tradotta e fatta propria dai Catari Occitani. Erano docetisti e anche per loro la missione di Gesù Cristo era stata di rivelare il Padre Celeste agli uomini e di istituire il battesimo dello Spirito Santo che si contrapponeva a quello con l’acqua di Giovanni Battista, considerato anche dai Catari, un emissario del demonio. Il battesimo spirituale era proprio il loro unico sacramento, che  culminava nel rito della imposizione delle mani sul neofita e che diverrà il rito del Consolamentum del Catarismo.

La loro dottrina morale era improntata ad un severo ascetismo come pratica liberatoria, alla povertà volontaria e alla castità; erano vegetaliani e radicale era la loro critica della Chiesa di Roma, della sua gerarchia e dei suoi riti che consideravano come creazioni degli uomini o, addirittura, invenzioni diaboliche. Le affinità con il Catarismo occitano erano talmente strette che si può ben dire che Catarismo e Bogomilismo fossero semplicemente le due espressioni orientale e occidentale della stessa religione. Vengono tuttavia definite eresie e non dottrine religiose a sé stanti perché, per via della feroce intolleranza che predominava, ogni concetto alternativo alla Chiesa di Roma veniva sanguinariamente represso; anzi, l’oscurantismo dogmatico era talmente opprimente che, neanche forse, si riusciva ad immaginare qualcosa di diverso dalla nuova religione totalitaria, sicché tutti si richiamavano al Cristianesimo, sia pure con tanti distinguo.

Infatti, per sopravvivere alla cancellazione totale dalla faccia della Terra delle antiche religioni, collegate ad altre divinità, o energie cosmiche, o extraterrestri, come si vogliono intendere, messa in atto con grande determinazione dal cristianesimo costantiniano, era stato gioco forza occultarsi, camuffarsi, veicolarsi nella nuova religione vincente, in modo che la conoscenza di altre realtà spirituali, alternative al dominio monoteistico assolutistico ebraico-cristiano, potesse pervenire all’umanità futura, non solo come ricordo del passato arcaico, ma anche come una possibilità del divenire.

Così è stato anche per il GRAAL, la cui mitologia proveniva dalla notte dei tempi essendo la risultante dalla fusione di due culture: l’orientale (Veda, Indro-dravidica), l’atlantico boreale (Iperborea); energia immane che racchiude la coscienza cosmica dell’uomo e ne costituisce il suo vero nutrimento spirituale. La parola Graal deriva da Sanscrito Vas che significa Luce e Conoscenza.  In Caldeo significa Grazia, dono. Il mistero del Graal fu risvegliato dagli astronomi arabi, senz’altro dal AL-BIRUNI, il quale visse nell’India del Sud molti anni, durante i quali ebbe la possibilità di accedere alle fonti originarie, avendo tradotto parte del SAMKHYA, libro base della conoscenza dell’Universo. Affinché l’energia del Graal potesse essere conosciuta e venerata dall’umanità nel corso dei millenni, fu necessario che divenisse un simbolo della nuova religione del Cristo incarnato, così che poté almeno essere tollerata da una chiesa giudeo-cattolica molto potente e intollerante. Nel contesto cristiano di allora, nel quale la minima deviazione dall’ortodossia era punita con la tortura e il rogo e in cui il pensiero libero era soffocato sul nascere, il Graal, divenuto materialmente il calice contenente il sangue di Cristo, fu preservato in modo silenzioso e segreto e il suo simbolo di Verità e di Luce poté pervenire all’umanità futura con tutto il suo messaggio di speranza e di redenzione.

Anche in Italia visse e operò il Catarismo e il territorio del suo radicamento fu il Lombardo-Veneto, in cui si attuò maggiormente la contrapposizione alla Chiesa di Roma e qui, sette, otto secoli dopo, sono riemersi sentimenti di opposizione a Roma in forma non più religiosa, ma politica. Tuttavia, fino a pochi anni fa, il termine Cataro, nel Lombardo-Veneto era quasi del tutto sconosciuto non solo al grande pubblico, ma  anche da parte di storici e studiosi in genere. Dopo molti secoli in cui sembrava che dei Catari occitani e lombardi se ne fosse persa ogni traccia e ogni ricordo, nel 1939, in una biblioteca di Firenze venne trovato, del tutto occasionalmente, l’unico testo  cataro originario che non andò distrutto ad opera dell’Inquisizione. Si tratta del “Libro dei due principi” con annesso Rituale, composto in Latino intorno al 1250 in Lombardia, che era certamente in relazione ad uno dei più noti maestri catari lombardi, Giovanni di Lugio o Giovanni il Bergamasco che apparteneva alla Chiesa di Desenzano, del cui vescovo era il figlio minore, cioè il secondo discepolo destinato a succedergli.  E’ considerato il più prestigioso dei teologi catari in quanto era molto colto; conosceva Aristotele e la filosofia greca e fu l’unico che intese il dualismo nel modo più assoluto e irreversibile. (Desenzano è sia la nota località sul Lago di Garda, ma anche ai nostri giorni un piccolo paese nei pressi di Albino, fra la Val Cavallina e la Val Seriana, luogo di origine di Giovanni il Bergamasco; Albi, da cui Albigesi, è stata la città da cui partì la crociata contro i Catari di Simone di Montfort nel 1209).

In Lombardia e nel Veneto ci furono le sei Chiese della tradizione paolina e pauliciana e precisamente a Desenzano, Bagnolo San Vito-Mantova; Marca Trevisana-Vicenza; Concorezzo-Milano, ma altrettanto importanti furono la Chiesa di Firenze e quella della Valle Spoletana, particolarmente nelle città di Orvieto e Viterbo.  Queste chiese sopravvissero tutte alcune decine di anni in più rispetto alla Linguadoca per motivi meramente politici.  Infatti, era quella l’epoca di fioritura dei Comuni in Italia che erano molto gelosi della loro autonomia e fortemente impegnati a difenderla; non volevano sottostare alle ingerenze autoritarie della Chiesa di Roma e quando essa imponeva loro la persecuzione e i roghi per i Catari, dicevano sì, sì, ma nei limiti delle loro prerogative, cercavano di sottrarsi e di usare mezzi più civili per assorbire o circoscrive l’eresia.

Gli eretici occitani e italiani si richiamavano a due obbedienze balcaniche principali: L’Ordo Bulgariae che si richiamava al dualismo moderato e l’Ordo Brugunthiae (Dragovitza) che invece si richiamava al dualismo assoluto. Alcuni altri gruppi si richiamavano all’Ordo Sclavoniae (Bosnia) che aveva una posizione intermedia fra le due. Sicuramente Desenzano apparteneva all’Ordo Drugunthiae, così come la Chiesa di Firenze e, sembra quella della Valle Spoletana.  Bagnolo San Vito e la Marca Trevigiana seguivano l’Ordo Sclavoniae; solo Concorezzo obbediva all’Ordo Bulgariae. Gli affiliati erano dediti prevalentemente all’attività di rigattieri per cui erano soprannominati Pattari o Patarini o, anche alla concia e alla lavorazione delle pelli.

I Catari occitani fuggivano in Italia attraverso i valichi delle Alpi piemontesi, e si aggregavano alle comunità lombarde e venete; ma anche quando lì non fu più possibile sopravvivere, con i confratelli italiani entravano in clandestinità e si mettevano in salvo raggiungendo i Paesi balcanici, in quanto il Bogomilismo, religione madre del Catarismo, perdurò in Serbia e in Bulgaria fino alla invasione ottomana della fine del XIV° secolo. La Bosnia Erzegovina, in cui il Catarismo fu quasi religione di Stato per circa due secoli e mezzo, rappresentò l’ultimo baluardo in cui fu possibile professare liberamente la propria fede; ma cessò all’arrivo degli Ottomani. Infatti, si sono trovate testimonianze dell’esistenza di Perfetti lombardi in Bosnia fra gli oltre diecimila autoctoni, almeno fino alla fine del XV° secolo. Dalla recente ricerca storiografica, si sa che il Bogomilismo fu assorbito senza troppe scosse dall’Islam, in quanto c’era già qualche affinità a livello dottrinale come l’orrore per le immagini sacre e il culto della croce e poi non era ferocemente persecutorio come la Chiesa di Roma. Oggi, la Bosnia è la regione dell’Europa nella quale l’Islam è maggiormente impiantato e praticato.

Nel corso dei secoli viaggiatori e missionari itineranti avevano incontrato dei piccoli nuclei di Musulmani non Turchi, arroccati in zone impervie e isolate, che leggevano ancora il Nuovo Testamento in slavo che cercavano di conciliare con il Corano, identificando lo Spirito Paraclito con il Profeta Maometto.  Altri ancora ricordavano di avere avuto antenati cristiani dei quali mantenevano ancora certe usanze rituali come la celebrazione del Natale.

Il dualismo assoluto s’incentrava sull’esistenza di due principi in eterno contrasto fra loro, il dio buono e il Dio Malvagio. Il dio malvagio, detto anche Satana, dio straniero, nemico eterno, creatore di tutte la realtà materiali sulla Terra e quindi anche dei corpi umani, veniva identificato con il dio della Genesi ed era ritenuto l’ispiratore del Vecchio Testamento. Il dio buono, invece, era considerato il creatore delle realtà spirituali, tra cui gli Spiriti degli uomini. Secondo questa teoria, le due divinità avevano generato due mondi contrapposti e paralleli: il mondo degli Spiriti, creature perfette, incorruttibili ed eterne; il mondo materiale, creazione diabolica del Signore di questo mondo imperfetta e transitoria, destinata alla corruzione e alla morte. “Non c’è altro inferno se non questo mondo visibile” predicava l’ultimo Perfetto Belibaste all’inizio del XIV° secolo!

Poiché questi due mondi sono in conflitto permanente, non possono che invadersi, mescolarsi, ostacolarsi a vicenda.  Per Giovanni di Lugio l’intrusione del maligno è permanente perché il suo potere si oppone, dall’origine, a quello del dio buono che, non avendo la minima traccia del male in sé, non ha nemmeno l’attitudine a concepirlo e a combatterlo, ma lo scopre soltanto quando il diavolo lo materializza nel tempo e nello spazio e non è neanche in grado di affrontarlo direttamente; perciò opera affinché gli uomini, prendendo coscienza, si liberino dalle catene che li tengono schiavi della materia, del dolore e della morte.

Il dualismo moderato, invece, è più vicino alla tradizione giudeo-cristiana e ritiene che un unico Principio abbia creato dal Nulla sia le realtà materiali che quelle spirituali.  Una delle creature di Dio, Lucifero o Satana, peccò contro il suo creatore; fu cacciato dal cielo, corruppe la materia, separando i quattro elementi e plasmò il mondo visibile. L’atto della creazione era considerato opera di dio; ma, anche secondo questa teoria, l’atto della modellazione era considerato opera di Satana, a cui era stata consentita l’esistenza, dal creatore stesso, fino alla fine dei tempi e solo allora tutto sarebbe stato reintegrato nella perfezione originaria.

In sostanza, si presupponevano o due Assoluti, oppure due qualità di Energie contrapposte all’interno dell’UNO, del TUTTO VIVENTE IN SE’ STESSO; due energie che potrebbero essere connesse ad Entità aliene dell’Universo che influiscono o interferiscono con la vita del genere umano sulla Terra. Una è totalmente disincarnata, non agisce direttamente ed ha bisogno degli uomini come veicoli fisici per diffondere la sua influenza; la sua densità è minima o inesistente, quindi più vicina alla pura spiritualità e vuole sottrarre l’essere umano alla densità della materia, permettendogli così di risalire ai cieli superiori.

L’altra energia è molto solidificata, solo qualche grado meno dell’uomo; genera esseri con un corpo fisico sottile che possono anche assumere sembianze umane, o vivere, secondo la loro natura, in una dimensione vibrazionale appena superiore alla nostra; forse possono anche materializzarsi e smaterializzarsi a piacere.  Hanno bisogno di nutrirsi anche con sostanze organiche, non solo con eteri e questo nutrimento lo prendono da noi umani, come noi, a nostra volta, lo prendiamo dagli animali. Il sangue e le vibrazioni pesanti, grevi della sofferenza sono il loro sostentamento e l’Umanità tutta e il mondo animale sono la loro fonte di vita perché hanno il potere sulla materia e su di noi che siamo ad un livello di solidificazione maggiore, ma di coscienza molto più basso. E’ forse questa l’Energia alla quale facevano riferimento i Catari, anche solo come simbolo, il “signore di questo mondo”, il principio del Male, nemico dell’Uomo, le “orde sataniche” che dominano la storia e l’evoluzione del genere umano? In origine il Paulicianesimo, il Bogomilismo e il Catarismo avevano avuto come loro base ideologica il dualismo assoluto; ma, nel corso dei secoli, sia a causa del continuo confronto anche competitivo con la religione cattolica, sia soprattutto per le persecuzioni e i roghi che, praticamente, avevano tolto di mezzo, dall’inizio, i teologi più preparati e più carismatici, le varie Chiese finirono con l’orientarsi sul dualismo moderato che non si discostava quasi per niente dalla ortodossia.

Secondo Steiner, che è morto nel 1926, la Mittleeuropa avrebbe dovuto rappresentare, nel tempo a venire, il fulcro della spiritualità europea, il vero centro della Energia Cristica, ovvero della evoluzione della coscienza dell’uomo verso un piano spirituale superiore. In particolare, i popoli slavi avrebbero avuto un ruolo energetico fondamentale nell’incontro con il SE’ Spirituale, un vero e proprio compito cosmico e, a questo scopo, si sarebbero incarnate quelle individualità che, nel corso dei millenni della storia europea, avevano apparentemente perso nella materia la loro battaglia ideale,  per portare a termine l’opera iniziata in un’altra vita. In ogni caso, avevano lasciato quei semi che, a tempo debito, avrebbero rigermogliato.  E fa proprio il nome dei Catari, degli Albigesi, dei Valdesi, di certe confraternite di monaci, della Scuola di Chartres e dei Templari stessi che, durante i secoli della escarnazione, avrebbero creato i loro piani nell’extrafisico.

La Mittleeuropa è il cuore del continente e i popoli slavi rappresentano gli eredi energetici delle religioni cosiddette “balcaniche” che, sotto la patina ufficiale, obbligata del Cristianesimo storico, divulgarono un pensiero alternativo; tennero aperta una porta di conoscenza e di speranza di sfuggire al falso dio.  La Serbia era stata per diversi secoli la culla del Bogomilismo; in Bosnia, addirittura, per un altro secolo si misero in salvo i Perfetti e i credenti che erano riusciti a sfuggire alla crociata prima e all’inquisizione poi, sia dalla Linguadoca che dalla Lombardia e dal Veneto, per non dire poi di altri perseguitati che la Chiesa di Roma considerava eretici da bruciare sui roghi. Forse, queste energie sottili, disincarnate si sono risvegliate o si stanno risvegliando e potrebbero costituire un pericolo mortale per il dio dominante.

Una chiave di lettura, al di là del velo della storia dialettica, si potrebbe applicare alla guerra dei Balcani, scoppiata nella primavera del 1999, il cui scopo manifesto era stato quello di portare a termine lo smembramento definitivo della Iugoslavia, già iniziato ai primi anni ‘90 del novecento con l’autoproclamazione di indipendenza e di sovranità di alcune nazioni confederate che ne facevano parte; ma che, per l’ingerimento di potenze esterne che dovevano attuare le loro strategie  dominanti e fare i propri interessi, già era finita in una carneficina. Per quella guerra, detta del Kosovo, erano stati presi a pretesto gli odi e le vendette vicendevoli delle varie etnie, che esistevano realmente, ma che erano stati fomentati ad hoc da coloro che volevano imporre il loro controllo strategico in quell’area dell’Europa.  Il fine occulto, non dichiarato, era quello di abbattere l’ultimo stato comunista del continente, la Serbia e, nella realtà, si trattò di una bieca ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano che metteva sotto i piedi tutte le convenzioni e i trattati internazionali.

La NATO, per la prima volta e al di fuori del suo stesso statuto che prevede l’intervento solo in caso di difesa di uno o più Paesi membri, aggredito da un nemico esterno, si scatenò sulla Serbia che, invece, non aveva aggredito nessuno.  Tutta la potenza militare tecnologica della NATO, dieci o dodici Paesi europei, con gli Stati Uniti in testa, s’impegnarono in azioni belliche contro uno staterello di pochi milioni di abitanti, la cui economia e la cui tecnologia, caduta l’Unione Sovietica, erano rimaste ad una industrializzazione obsoleta; tuttavia tirava avanti autarchicamente, senza pesanti divergenze al suo interno.  Tutti i Paesi europei, sotto la leadership degli Stati Uniti che, in questa epoca della storia, hanno raccolto dalla Chiesa di Roma il testimone della rappresentanza in Terra del “signore di questo mondo”, cioè del monodio ebraico-cristiano-islamico,  erano coalizzati contro la Serbia.  Al loro interno, tranne qualche piccolo gruppo o partito di poco peso, perfino le sinistre storiche, le comuniste che, fino a pochi anni prima avevano condiviso la stessa ideologia e mangiato nello stesso piatto, non solo le socialdemocratiche, erano schierate nella guerra “giusta e umanitaria” delle forze del Bene contro quelle del Male, come questa coalizione guerrafondaia ama definire le sue guerre. Un enorme dispiegamento di mezzi militari ad altissima tecnologia adatti allo sterminio di esseri umani e ecosistemi, con migliaia di “bombe intelligenti” all’uranio impoverito che forse esaurirà i suoi effetti mortiferi fra centinaia d’anni, contro la pochezza militare ed economica della Serbia, già isolata politicamente. Ma che senso poteva avere?

Considerando per un momento le ragioni occulte, spirituali di quella guerra, anziché fermarsi al “materialismo dialettico”, di cui è permeato il pensiero unico delle nostre società, la correlazione con la Contea di Tolosa al tempo della crociata è immediatamente ipotizzabile.  Allora fu l’eresia il pretesto dell’annientamento operato dai potentati europei, quella volta spronati, organizzati e benedetti dalla Chiesa di Roma. Nel medioevo la religione era il valore, il simbolo, ma anche la sostanza stessa del potere e così l’unica vera religione e l’unica vera Chiesa trionfarono, avendo sterminato tutti quelli che non avevano accettato quel dominio omologante.  Oggi è la politica, o meglio l’economia, con l’accaparramento delle risorse, delle materie prime e dei mercati, a costituire la molla materiale delle guerre e la loro giustificazione.

Rudolf Steiner, come riportato da un numero della Rivista di Antroposofia (del 1993 a firma di C. Lazaridès), nel corso di una conferenza, parlando del futuro dell’Europa dopo l’anno 2000 disse che sarebbe stato un continente desolato con qualche oasi di verde.  Ad alcuni giovani presenti che gli avevano chiesto che cosa avrebbero potuto fare per il proprio paese, rispose che lui si sarebbe reincarnato in quest’epoca per lavorare alla ricostruzione e anche loro avrebbero potuto farlo, solo se fossero stati disposti a camminare a piedi nudi sulle rovine ardenti.

Secondo Steiner, l’ISLAM sarebbe stato lo strumento “divino” per l’annientamento dell’Europa, dopo che gli Europei avrebbero perso la loro identità originaria, completamente alienati da se stessi, dalla loro storia, dalla loro spiritualità, dalla catena energetica dei loro antenati. Questo svuotamento di energia è stato intensissimo e rapido negli anni successivi alla seconda guerra mondiale con la secolarizzazione, il consumismo sfrenato, l’americanizzazione più deteriore, l’immersione totale nel materialismo e nella tecnologia mediatica più esasperante e isterilente, il corrompimento delle nuove generazioni con la pornografia, la droga, l’asocialità e le patologie comportamentali.

Per contrasto, si sono riversati in Europa milioni e milioni di Islamici, quasi tutti giovani uomini che vivono dentro e fuori la legalità. Energeticamente sono molto forti, intanto perché poveri e con pulsioni rivendicative; soprattutto sono sottomessi, perfettamente identificati alla loro religione che costituisce l’ossatura stessa della loro essenzialità fisica ed animica e che, a sua volta, riceve dalle loro energie umane una enorme potenza che le dà la supremazia sulle altre. Forse, si può ipotizzare che le masse islamiche, nella generalità, siano ancora allo stadio della coscienza di gruppo, non ancora evoluta in un IO individuale e quindi ancora più dominabili dal loro dio, che poi è la terza faccia temporale del monoteismo. D’altra parte, quello che non è perfettamente riuscito al “signore di questo mondo” con il Cristianesimo storico, nonostante le sue manipolazioni perché, in ogni caso, la coscienza dell’uomo europeo ha anche trovato altri sbocchi evolutivi, gli è riuscito benissimo con l’ISLAM, religione totalizzante che, per restare tale, ha bisogno di un humus costante di povertà, di sottomissione, di rinuncia ad un pensiero libero, e nei casi estremi, di aggressività, di fanatismo, di ignoranza e di guerre.

A guerra del Kosovo finita, si sono contati oltre 130 luoghi sacri della Chiesa Ortodossa, monasteri soprattutto, rasi al suolo dai buoni Albanesi kosovari, dai quali l’impero ottomano vi aveva sempre reclutato i suoi giannizzeri che, etichettati come islamici e vittime, si erano fatti forti della protezione della Nato. Il martellamento mediatico dell’opinione pubblica europea era stato che i Serbi erano malvagi, pulitori etnici e che perciò era giusto che morissero tutti sotto le bombe intelligenti all’uranio impoverito della NATO, affinché la libertà e la democrazia potessero trionfare. La saggezza popolare, invece, insegna che “soldato da solo non fa guerra”.

Costretto dalla miseria di una economia distrutta, il popolo serbo coraggioso, dignitoso, con ancora una identità fiera, ha dovuto piegare il ginocchio e confondersi nel mare magnum delle masse europee amorfe e senza riferimenti vitali e ad elemosinare l’annessione alla Unione Europea ….. l’allevamento, la fattoria umana degli dei sotto il ferreo controllo dei potentati economici e militari che dispongono di ogni mezzo distruttivo del singolo essere umano, dell’umanità intera e di tutto il pianeta. Il risultato finale di tutta l’operazione è stato che gli Stati Uniti hanno installato nel Kosovo, praticamente divenuto un territorio americano, se non di diritto, sicuramente di fatto, la loro più grande base militare in Europa ad altissima tecnologia. Un’altra battaglia vinta dal “signore di questo mondo”, il monodio  che persegue da millenni il dominio totale del pianeta e dell’umanità con l’annientamento fisico e spirituale di qualsiasi diversità, di qualsiasi autonomia, di qualsiasi libertà, degli altri dei.

Ora, in Europa, non c’è più alcuna barriera né religiosa, né politica: come si suol dire, il padrone è sempre quello; la sua strategia attuale è questa e tutte le istituzioni e i singoli personaggi alla ribalta della politica di qualunque schieramento, più o meno consapevolmente, sono scelti perché manovrabili esecutori del “piano divino”. Gli esseri umani devono essere sempre più confusi, manipolati, sradicati in preda a paure di ogni genere; mai e poi mai debbono avere la possibilità di  riconoscere e richiamare il loro Spirito. La posta è gioco è cosmica: la sopravvivenza stessa del “signore di questo mondo” e la sua grande menzogna di dichiararsi il vero, unico dio.

Se si vuole  riflettere, sempre alla luce  “al di là del velo”, anche il risveglio delle Energie lombardo-venete è stato bloccato e neutralizzato sul nascere da rivendicazioni e assimilazioni puramente storico dialettiche, tutte sul piano orizzontale della materia, quindi nella sfera di dominio del “signore di questo mondo” e sempre a lui confacente;  non solo,  ma si sono via via cementate con una adesione fanatica al Cattolicesimo  romano, dogmatico e acritico, che ancora  si ascrive il merito della sconfitta della “eresia”.  Proprio nel Lombardo-Veneto, la memoria del Catarismo, negletto e reietto, è stata cancellata dall’ufficialità sia religiosa che politica, essendo divenuto un vero e proprio tabù.

SIMONE WEIL invita a guardare le vicende storiche del passato, cercando di porsi dal punto di osservazione dei vinti. Nella storia i vinti sfuggono all’attenzione, poiché la storia è la sede di un conflitto darwiniano anche più spietato di quello che governa la vita animale e vegetale. I vinti spariscono, non sono. Lo spirito professionale dello storico non penetra la carta per arrivare alla carne e al sangue; i documenti provengono dai potenti, dai vincitori; così la storia non è altro che la compilazione delle deposizioni fatte degli assassini circa se stessi e le loro vittime ed allora diventa molto difficile circoscrivere e isolare nitidamente la “visione dei vinti”, da quella dei loro vincitori.

Nascere, brillare e sparire è una legge cosmica che vale per tutti, sia sul piano materiale che su quello spirituale e l’umanità che, ancora una volta, non ha accolto lo Spirito, peggiorerà ancora la sua condizione. Più attuale che mai è il Vangelo di Giovanni: “…. La Luce splendea nelle tenebre, ma le tenebre non la ricevettero….. Venne nella sua casa e i suoi non lo accolsero.  Ma a quanti lo ricevettero, diede loro il potere di diventale Figli di Dio che non sono nati da sangue, né da voler di uomo, ma solo da Dio…..”

 

 

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