Testimonianze di vita operaia

A Sesto San Giovanni negli anni in cui era chiamata
la Stalingrado d'Italia

di Giuseppina Rosa Costa

I discorsi di politica erano all’ordine del giorno negli anni del dopoguerra nell’ambiente operaio dell’allora Stalingrado d’Italia. Fino al 1948 (avevo sei anni), c’era stata un’esaltazione, una certezza diffusa che il Fronte Popolare avrebbe vinto le elezioni e la classe operaia sarebbe andata al potere… In quell’anno, tutte le aspettative erano crollate ed aveva rappresentato per noi operai la cartina di tornasole della nostra dura, durissima condizione di vita che l’ideologia serviva solo a lenire, se non addirittura a mascherare.
Nonostante l’avanzare della nuova ideologia di massa che si proponeva, almeno apparentemente, di scardinare e magari sostituirsi alla egemonia cattolica e al suo potere diffuso, la parrocchia manteneva la sua centralità aggregativa carismatica. L’apoteosi della Chiesa Cattolica Romana, nella sua copertura totale del territorio, ci fu nel 1948, in vista delle prime elezioni politiche con la “peregrinazione”, casa per casa, della famosa “Madonna pellegrina” Si trattava di un quadro in ceramica azzurra, di una trentina di centimetri di lato, con l’effigie della Madonna in rilievo bianca. In ogni famiglia restava 24 ore e per essa si allestiva una specie di altarino con qualche fiore, candele e lumini, poi veniva passata al vicino di casa.
Il centro destra doveva vincere, per forza di cose, le elezioni; negli accordi di Yalta l’Italia era stata assegnata al blocco occidentale, ma il popolo non lo sapeva, ne sarebbe venuto a conoscenza molti anni dopo. Certo che la storia della Madonna pellegrina è stato un colpo di genio sovraumano; ha permeato della sua energia manipolante milioni di persone. È stato un bene, un male? Come in tutte le vicende umane, ci sono più livelli di lettura e di interpretazione, più verità.

Il dopoguerra, con la ricostruzione è stato un periodo in cui l’economia era nella massima espansione; la mobilità sociale estremamente facilitata; anzi, confacenti e necessarie erano sempre le maggiori risorse di capitale umano e impegnato, perciò c’era lo stimolo a studiare, a specializzarsi, ad intraprendere ed a vivere le novità che il mondo offriva. La prima metà degli anni ’50 era stata ancora così così, di transizione; nella seconda erano apparse le prime novità anche nel mio cortile: il frigorifero e il televisore.
Secondo me, più di ogni altro, è stato l’avvento della televisione a mutare in quegli anni le forme della vita individuale e collettiva: ha rappresentato l’apertura al mondo, inteso come altro al proprio vissuto, alle proprie esperienze, alle proprie aspettative. Ha rappresentato un salto nell’evoluzione di massa; più o meno ha avuto la stessa funzione ideologica educativa delle religioni e dei partiti ed è stata subito una loro concorrente che, nel lungo periodo, si è dimostrata vincente. Mi riferisco a quella televisione, certamente non a quella attuale.
Certo è che la classe operaia ha pagato dei prezzi altissimi per migliorare le proprie condizioni di vita, ma sono stati tutti i vari strati della borghesia che ne hanno tratto il maggior vantaggio come “dono del cielo”, cioè senza un merito proprio, avendo rischiato poco o niente. Infatti, è pur vero che la scena del mondo è cambiata, ma è altrettanto vero che, svanita la classe operaia che faceva le lotte per tutti, la media e piccola borghesia impoverita, non riesce o non sa proprio andare al di là delle denunce e delle recriminazioni e, come si dice, sarà quel che dio vorrà.

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L'autrice

Giuseppina Rosa Costa

GIUSEPPINA ROSA COSTA è nata nel 1942 a Sesto San Giovanni (Milano), città medaglia d’oro della Resistenza; figlia unica di una coppia autoctona di operai antifascisti, socialisti e contro la guerra. A causa della malattia, della disoccupazione e della successiva morte del padre, appena terminata la scuola media dell’obbligo, ha dovuto mettersi a lavorare, ovvero a fare piccoli lavori estemporanei per rimediare qualche liretta che le permettesse almeno di pagarsi un corso di stenodattilografia, in previsione di trovare un impiego decente appena fosse entrata in possesso del libretto di lavoro a 15 anni. Come prima occupazione ha fatto la commessa in un negozio di cappelli e ombrelli, poi a 16, appena dopo la morte del padre, ha iniziato la sua carriera di impiegata generica e, contemporaneamente quella di lavoratore studente alle scuole serali che, fino agli anni ’70 del novecento erano tutte private e anche costose. Dapprima ha conseguito un diploma di Segretaria d’azienda di un corso triennale; successivamente, con degli esami di idoneità è approdata all’Istituto tecnico commerciale, dove si è diplomata ragioniera nel 1965. Nel 1967, appena istituito l’Istituto Superiore di Scienze Sociali di Trento, al quale si poteva accedere con qualunque diploma di scuola media superiore, si era iscritta, sempre da lavoratore studente, cioè in pratica, di massima, vi andava solo a dare gli esami e si è laureata in Sociologia ad indirizzo sociologico nel 1971. Dai primi anni ’60 e fino al luglio del 1971 non ha mai fatto una vacanza perché tutti i giorni di ferie o di permessi erano, gioco forza, impiegati per studiare, recuperare, dare esami, preparare tesi.
Dal punto di vista lavorativo, ha lavorato 4 anni nel settore privato, poi nel settore pubblico come applicata di segreteria in istituti d’istruzione superiore; da ragioniera come segretaria economa; da laureata, sempre nello stesso Ente, ha svolto un’esperienza collaborativa con le strutture e le équipe psichiatriche per 7 anni, poi nella organizzazione dei servizi sociali territoriali agli albori del Piano Sanitario Nazionale, legge 833 del 1978.
Nel 1983, a causa di una grave malattia, ha lasciato la professione e si è trasferita a vivere in Abruzzo, dando vita ad una piccola azienda agricola condotta con il metodo biodinamico di Rudolf Steiner; ritornata dopo molti anni nella sua città natale, si è dedicata allo studio di varie scuole di pensiero spirituali, alla pratica di terapie olistiche ed energetiche; è Master Reiki e biopranoterapeuta diplomata.
Sul suo sito internet AlbaRosa scrive racconti di esperienze personali, saggi, poesie in dialetto milanese con versione italiana, improntati ad argomenti storici, filosofici e spirituali.

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