La ballata nazional-popolare divenuta, a torto o a ragione compendio simbolico musicale della Resistenza partigiana, ha rappresentato per me, ad un certo momento della mia storia personale, il punto di rottura rispetto a tutto il conformismo di pensiero e di manipolazione politica che della Resistenza stessa era stata fatta dalle classi dominanti per attribuirsene il merito che legittimasse il loro POTERE .
Come si dice in letteratura, correva l’anno 1978 e l’occasione fu un viaggio in Albania, ancora vivente Enver Oxha, organizzato da una libreria-agenzia che operava all’interno dell’Università Statale, gestita da giovani che si riconoscevano nella sinistra extraparlamentare, di cui non ricordo la denominazione.
Da alcuni mesi mi ero fidanzata con mio marito e quello era il primo viaggio che facevamo insieme, un viaggio prova, come si dice, al termine del quale avremmo deciso cosa fare del nostro rapporto. Prova felicemente superata, tanto che da allora e fino ad oggi 2015, siamo invecchiati insieme.
Il gruppo era composto da una trentina di persone circa, quasi tutte di Milano o della Lombardia, qualche romano e qualche napoletana, giovani, in coppia e single che, per la maggior parte, facevano riferimento ad Avanguardia Operaia e ai CUB, anche se nessuno di loro lavorava in fabbrica.
Il viaggio era stato organizzato con finalità prevalentemente politiche, come quelle dell’Associazione Italia-Albania, ovvero di conoscenza e di sostegno al regime marxista-leninista di Enver Oxha che, avendo cessato i rapporti di convergenza ideologica con la Cina, non riceveva più da essa gli aiuti economici e l’assistenza tecnica che potessero tenere in piedi uno Stato e la sua popolazione per quanto piccoli fossero. Infatti, nel 1978 L’Albania era nella condizione di pre-pre-rivoluzione industriale, con una agricoltura completamente manuale di tante zappette; insomma era rimasta indietro di qualche secolo rispetto anche ad altri Paesi dell’area balcanica e dell’est dell’Europa. Tuttavia l’impressione che ne avevo riportato era stata sì di povertà diffusa, ma non di miseria, anzi di un certo orgoglio e di uno spirito di popolo anche un po’ avventuriero.
I giorni del viaggio, 10, 15, non ricordo, li avevamo passati in giro per l’Albania con un pullman, dal mare fino alle brulle montagne balcaniche per conoscere il Paese e la sua realtà sociale che, rispetto ai nostri standard di vita ambientali ed economici, erano ben poca cosa, da “poveracci”, per usare un termine non elegante, ma plastico. Eppure gli Albanesi erano fieri di mostrare ciò che avevano, della loro vita comunitaria, probabilmente perché in passato, nell’Impero Ottomano e negli anni a seguire, erano stati molto peggio ed io li avevo apprezzati per questo. Addirittura la sera ci allietavano, si fa per dire, con la proiezione di film documentari sulla lotta di liberazione che avevano combattuto contro “una potenza nemica al di là del mare”!
I compagni di viaggio e di ideologia traboccavano di sensi di colpa non solo per il passato fascista dell’Italia, ma anche per il comunismo revisionista, traditore dell’ortodossia, di “Berlingueri”, sicchè avevano il costante bisogno di dimostrare ai fratelli albanesi di essere nella purezza della dottrina marxista leninista e dei valori universali della Resistenza e delle lotte partigiane. Come? Cantando per giorni e giorni, per tutto il tempo degli spostamenti in pullman BELLA CIAO, che anche l’autista e gli accompagnatori albanesi conoscevano, così che l’amicizia, anzi la fratellanza fossero vieppiù cementate.
Purtroppo o per fortuna, secondo i punti di vista e le circostanze, io sono nata con il marchio dell’eretica che mi ha reso la vita un po’ problematica, al contempo però mi ha protetto, in qualche modo, dal dogmatismo, dal conformismo e dal pensiero massificato. Fin da bambina, quando andavo in gita con il pullman della parrocchia ai vari santuari, avevo proprio un rifiuto viscerale a cantare in coro in modo ripetitivo e ossessivo gli inni di chiesa, tipo “sempre col papa fino alla morte, che bella sorte sarà per me”, o “Noi vogliam dio che nostro padre, noi vogliam dio che è nostro re”; col tempo ero arrivata perfino a rinunciare alle gite; l’atmosfera che si veniva a creare durante il viaggio mi era insopportabile! A quell’epoca però non potevo che colpevolizzarmi per essere così insofferente, per non essere come tutti gli altri fedeli cantori.
Anche con BELLA CIAO, a 25, 30 anni distanza era esplosa la stessa insofferenza, sicchè avevo proposto di cantare, sempre nel ricordo della Resistenza, anche altre canzoni, classiche o della nuova sinistra: Fischia il vento, Per i morti di Reggio Emilia e tutto il repertorio di circostanza: niente da fare, dovevamo affratellarci e rimbambirci all’unisono. Come se non fosse bastato poi, sui vari tragitti c’erano soste nei luoghi in cui si erano svolti scontri bellici fra i patrioti albanesi e gli invasori fascisti della “potenza nemica al di là del mare”, così che, ogni volta, il coro di Bella ciao diveniva più intensamente carico di sentimento di espiazione, di autoflagellazione, quasi.
Dopo un paio di giorni di questo tormentone che mi aveva caricato non poco di energia reattiva, per autodifesa almeno emotiva, per sottrarmi all’ossessività e per manifestare concretamente la mia disapprovazione, durante i cori “resistenti” cantavo a squarciagola le canzonacce da osteria o da gita della tradizione popolare lombarda, tipo “Pellegrin che vien da Roma el và el birocc” o quella dello spazzacamino con tutti i suoi doppi sensi. Una vera comica!. E poi, dopo le prime due sere, Fulvio ed io avevamo disertato la proiezione dei filmati che, una volta conosciuta la storia con il suo messaggio politico, erano solo di una noia mortale; in verità avevamo anche di meglio da fare!
Alle guide albanesi non ero simpatica, addirittura il responsabile, che invece apprezzava molto Fulvio per la sua preparazione marxista e per un certo carisma con i quali cercava di elevare un po’ il livello culturale e di analisi storico-politica dei giovani del gruppo, un giorno non potè fare a meno di dirgli: “ma come può stare un bravo compagno come te con un’anarchica capitalista!”. Fulvio non era un comunista “ della mutua”, ovvero per sentito dire; era stato uno dei giovani delle magliette a righe che, nel 1960, da Nord a Sud del Paese avevano fatto storia con le insurrezioni di piazza spontanee che avevano abbattuto il governo Tambroni, monocolore democristiano, che si reggeva sull’appoggio del partito fascista o ex fascista. La ballata “Per i morti di Reggio Emilia” ricorda proprio quell’evento della storia del dopoguerra che aveva comportato un duro prezzo di sangue e di morti e che, in qualche modo, aveva chiuso l’epopea storica e mitica della Resistenza.
Fulvio si era formato alla scuola di partito della FGCI ai primi anni ‘60 del novecento, quando l’essere comunista rappresentava un vero modello di vita e di pensiero ed aveva percorso tutto l’arco espansivo dall’ortodossia alla forme alternative come operaio e sindacalista di fabbrica, militante attivo. Aveva maturato sempre più la sua coscienza, non solo di classe, ma di essere umano che non vive di solo pane. Già aveva preso le distanze dal mondo della sinistra come organizzazione di sistema e di potere, pur rimanendo genericamente aderente alla ideologia. Nemmeno lui cantava Bella ciao, preferiva parlare, raccontare, ragionare sulle cose che via via osservavamo….
Mio padre e i suoi fratelli che, a vario titolo, erano stati protagonisti attivi della Resistenza, erano stati anche molto disincantati, dagli anni immediatamente successivi, rispetto alla sua reale consistenza e pura idealità, soprattutto rispetto alla strumentalizzazione che ne era stata fatta al fine del POTERE sia collettivo che personale e, pur non essendosi dissociati, né pentiti, avevano preso le distanze dalla enfatizzazione, dalla celebrazione unanime a senso unico, dalla manipolazione storica e politica al fine di coprire tutte le trame consociative finalizzate al dominio dei vincitori e agli interessi del grande capitale e della grande criminalità. Non li avevo mai sentiti cantare Bella ciao.
Anzi, lo zio Luigi pluridecorato di medaglia d’argento, la prima al valor militare, appuntatagli da Mussolini in persona, essendo stato marinaio di leva; la seconda alla Resistenza come comandante di Brigata Matteotti, allorquando nel 1971, la nostra città di Sesto San Giovanni, ancora a quel tempo rossa Stalingrado d’Italia, fu insignita della medaglia d’oro della Resistenza, appuntata da Giulio Andreotti – una delle prime manifestazioni documentate di compromesso storico – lo zio non era proprio andato alla parata istituzionale. Io l’avevo incontrato per strada e mi ero sorpresa che non fosse alla celebrazione; secondo me avrebbe dovuto essere un ospite d’onore, non è che di decorati vivi ce ne fossero stati in giro molti. Luigi parlava solo in dialetto, alla mia domanda aveva risposto: “m’è arivà la letera (di invito), ma per mi l’è mei che se la punten in di bal la medaia d’ora”.
Sarà perché sono nata eretica, sarà per i modelli familiari che ho avuto, fatto è che Bella ciao ha rappresentato per me, da allora, il cappello al qualunquismo diffuso, alla pochezza della cultura storica, delle esperienze e delle elaborazioni personali; una identificazione surrogatoria per la mancanza di ideali autentici e di coscienza individuale responsabile; una specie di “oppio”, o di “vaselina”cantata la quale poi ci si lascia asfaltare, come si usa dire oggi, dal POTERE e da tutte le sue manipolazioni palesi e occulte.
Non so se ridere o piangere quando vedo gli autoproclamati “nuovi resistenti”, giovani intolleranti, spesso anche violenti, sbandierare i drappi dell’ANPI e cantare Bella Ciao; si scagliano contro gli avversari, anzi i nemici politici dei propri territori i quali, nell’ottica del potere globale dei padroni del mondo che determina la vita e la morte di interi popoli, contano quanto loro, cioè nulla. E tanto più sono informi, gregari e massificati, tanto più si aggrappano al passato, che peraltro non appartiene loro perché di un’altra generazione, per avere una ingannevole identificazione. In realtà essi stessi non hanno maturato niente; anzi non sono stati nemmeno in grado di difendere le conquiste di liberta, di dignità e di diritti delle classi lavoratrici che i loro nonni e i loro padri hanno pagato con il sangue.
Parlo dei giovani che si richiamano alla cosiddetta “sinistra” perché, anche per me nel bene e nel male, è stato il mio mondo, il mio brodo di cultura, il mio riferimento sociale e identitario. Della “destra” non ho mai sperimentato niente di personale, sono sempre stata una spettatrice esterna, pur tuttavia la disintegrazione dell’ideologia e l’ossificazione degenerante della sua classe dirigente, tesa solo a salvaguardare il proprio potere personale e i propri ricchi privilegi, appare tale e quale quella dei sinistri.
Dalla crisi mondiale del 2008, da cui mi era sorta una specie di rappresentazione immaginativa o deduttiva di quello che sarebbe poi stato lo svolgimento della storia umana e fino al 2011, avevo nutrito qualche speranza o illusione che questa “malattia grave” avesse comportato, messo in moto una volontà ed una energia globali di risanamento e di trasformazione, capaci di innescare un nuovo inizio sulla scena del mondo, senza passare dalla morte fisica.
Gli eventi della politica italiana della fine del 2011 mi avevano bruscamente riportato all’unico, vero dato di realtà e cioè che la grande storia planetaria, le direttive di marcia, così come le ideologie religiose e laiche, la potenza degli Stati, delle nazioni e dei popoli, piuttosto che la loro involuzione e tutte le forme di potere sono “orientate” dagli “dei”, cioè da altre dimensioni, intraumane ed extraumane, essenzialmente da quelle che la Gnosi chiama “sfera riflettrice” e i Catari il “signore di questo mondo”. Perennemente in lotta fra loro per il controllo della Terra e dell’Umanità, si avvalgono dell’azione materiale degli uomini ai più alti vertici del potere mondiale che non sono solo avidi di potere e denaro, bensì sono veri “iniziati” al culto di queste entità spirituali interessate ad intervenire e a condizionare pesantemente il corso della Storia e della Evoluzione umana.
Le strategie mondialiste, che vengono ora portate avanti in modo assolutamente coercitivo ed accelerato, sono studiate e decise dalla élite del potere nei suoi “santuari” di pianificazione e programmazione globali. Si sa che tutti i capi di Stato e gli uomini politici più influenti, che occupano alti vertici nazionali e internazionali fanno parte di gruppi segreti occulti e potenti; banchieri, capi di grandi industrie multinazionali, alti prelati vaticani e capi di altre religioni, Gesuiti, Opus Dei, petrolieri, big della finanza mondiale in una aggregazione trasversale rispetto ai propri Paesi di appartenenza e di operatività, trascendendo qualsiasi forma di governo o credo religioso. Sono un vero e proprio governo ombra mondiale che decide in totale segreto come realizzare i suoi piani, e che ha un’unica finalità: l’asservimento totale dei popoli e degli esseri umani. Nei Paesi della cosiddetta “democrazia occidentale” chiunque aspiri, magari in buona fede, a divenire capo di Stato o di governo, di destra o di sinistra, se non ha l’investitura dei “padroni del mondo”, è delegittimato dall’inizio, non va da nessuna parte; caso mai viene neutralizzato in modi più o meno pesanti. E quando l’avesse ottenuta vuol dire che è stato cooptato ed è divenuto confacente al piano di potere globale. Tanto per rimanere nella nostra esperienza diretta, il Presidente del Consiglio regolarmente eletto è stato destituito dalla sera alla mattina; addirittura il Papa recalcitrante sostituito, ancora in vita, da un altro collaborazionista.
L’élite si avvale di centri di studi e ricerche strategiche denominate “think tank”, ovvero serbatoi di pensiero, dentro i quali vengono cooptati i migliori cervelli umani che si sono messi in luce con analisi critiche o alternative; vengono subito arruolati e profumatamente pagati, dapprima con l’illusione di poter cambiare le cose secondo il loro pensiero; in realtà finendo per essere confacenti a questo ordine mondiale perché, di fatto, viene neutralizzata ogni possibilità di ideazione e di progettualità antagoniste al di fuori di esso.
E’ particolarmente significativo che la caduta del muro di Berlino, la disintegrazione dell’Unione Sovietica e la fine della cosiddetta “guerra fredda”, programmate da questi gruppi di potere occulti, come fu a suo tempo per la rivoluzione d’ottobre e per le guerre mondiali, abbiano comportato la loro determinazione a insediare, negli Stati di maggior peso politico ed economico in Europa, governi di sinistra “sedicenti” di sinistra, meglio ancora di centro-sinistra.
Il motivo scaturisce dal fatto che, forti di una tradizione ora usurpata, di combattività operaia e di aggregazione sindacale, soprattutto per la lotta al nazifascismo, combattuta da gruppi relativamente minoritari delle popolazioni, che comunque era stata vincente, i partiti di sinistra e i democratico-cristiani, in nome di una reminiscenza religiosa storica, avevano la generalità degli spazi di potere organizzativi e di credibilità nelle collettività e per questo davano maggiori garanzie di essere dei perfetti cani da guardia. Infatti, sono ancora in grado di mantenere il controllo, la tenuta a freno delle masse sottoposte all’inesorabile calo delle condizioni di vita, al ridimensionamento, se non alla soppressione vera e propria del welfare state, di quello stato del benessere che era stato l’orgoglio del socialismo riformista e del sindacalismo dell’Europa Occidentale.
In questo tempo viene fatto passare di tutto sulla testa delle popolazioni europee, le mediterranee per ora, ma nessuno sarà indenne. Gli ideali di un tempo ora sono solo business puro, menzogna. Caduta la maschera, è apparsa l’altra faccia del dominio il cui scopo è quello di creare caos, manipolare le coscienze, tenere il piede sul collo degli esseri umani perché siano devitalizzati, incapaci di opporsi. Le armi di distruzione di massa ora sono il perverso meccanismo del debito pubblico degli Stati e l’invasione programmata e potenziata di milioni di clandestini provenienti da altri continenti al solo scopo di distruggere la civiltà europea e la razza bianca. I governi di sinistra, con l’acquiescenza dei sindacati loro collaterali, hanno fatto e continuano a fare le peggiori politiche di “destra”, senza che vi siano opposizioni di peso; solo episodi di ribellione spontaneista che lasciano il tempo che trovano.
In Italia, le due grandi ideologie totalizzanti, Cattolicesimo e Comunismo, hanno sterilizzato, nel vero senso della parola, ogni autonomia di pensiero individuale; hanno appiattito, standardizzato comportamenti e credenze in una grande matrice di conformismo e gregarismo acritico. Oggi come oggi dicono le stesse cose, hanno gli stessi programmi, la stessa vacuità; si sono infatti fusi in uno stesso partito. La classe operaia, in via di estinzione, non è più il loro serbatoio primario di voti, ma non gliene importa niente perché il POTERE viene concesso dall’alto, non dal basso con la farsa delle elezioni . Le chiese vanno sempre più svuotandosi; i seminari sono quasi tutti chiusi per mancanza di vocazioni; tuttavia, anche se la maggioranza dell’elettorato non andasse più a votare, come sta di fatto succedendo, il governo etichettato di sinistra, o centro sinistra “riformista”, beneamato e benedetto dai Poteri forti, ci sarebbe in ogni caso, perché i padroni sul loro cane da guardia contano molto.
I governi delle sinistre, o “sinistri”, naturalmente “democratici e antifascisti”, si sentono in diritto e dovere assoluto di martellare ben bene o di stroncare sul nascere qualsiasi aggregazione di “destra”, cioè di opposizione e di pensiero diverso dal proprio, marchiandola come razzista, nazista, antisemita. Il caso della Lega Nord in Italia insegna, come fu a suo tempo con Heider in Austria, o dell’attuale Presidente dell’Ungheria Viktor Orban…. Come si dice “colpiscine uno per educarne cento”. Oggi come oggi, se solo si vuole vivere o sopravvivere, senza essere messi al bando e perseguitati, bisogna dichiararsi di sinistra, in maniera generica, che tanto non si sa più neanche che cosa voglia dire; sostenitori dell’Unione Europa a qualsiasi costo, dell’islamizzazione del continente e, contemporaneamente, filo sionisti; essere “politicamente corretti”, cioè rinunciare non solo alla libertà di parola, ma perfino di pensiero.
D’altra parte, potere religioso e potere temporale si sono sempre sostenuti a vicenda: Chiesa e Stato, croce e spada sono sempre stati indissolubilmente legati nell’opera di annientamento dei “nemici della fede” da Costantino in poi. “Fammi Papa e io ti farò Re; fammi Re e io ti farò Papa” è stato l’imperativo che ha condizionato la formazione degli Stati nazionali di questa nostra Europa in grande difficoltà di identità e di progettualità. “Ricorda che chi ti dà il potere te lo può anche togliere a suo giudizio”, così recitano ancora oggi alcune formule di iniziazione a ordini cavallereschi e massonici che si richiamano alla Tradizione esoterica e Templare.
Secondo questa chiave di lettura balza all’occhio l’analogia che accomuna le grandi ideologie religiose di questa nostra epoca, Ebraismo, Cattolicesimo e Islamismo, che si basano sul monoteismo assoluto, al materialismo dialettico del Comunismo. “Io sono l’unico dio, non avrai altro dio all’infuori di me”, così esordiscono i 10 Comandamenti e, pure nella sua negazione della religione, anche il Comunismo si pone come verità assoluta, non accettando e combattendo ogni forma di pensiero dissidente. Tutta la storia dei cosiddetti Paesi di “comunismo reale” è stata tragicamente sterminatrice poiché chi la professa diviene spesso ferocemente intollerante.
In ognuna vi è un personaggio di potere assoluto, singolo o collettivo, addirittura oltre la punta della piramide con cui simbolicamente si manifesta il potere, il quale si avvale di un apparato, di una gerarchia potentissima, fortemente identificata, che ha proprio la funzione di guardia carceraria in un certo senso, che deve mantenere l’ordine costituito, la disciplina e l’accettazione incondizionata, meglio ancora l’interiorizzazione delle verità rivelate. Sostanzialmente credere e obbedire, non ricercare la propria verità, la propria libertà culturale e spirituale, rimanere nella massa indistinta, nel gregge di pecore, nell’IO di gruppo.
I gruppi dominanti che si sono susseguiti nel corso dei millenni, espressione dell’élite del potere religioso, economico, militare e politico, sempre costituito da poche decine di persone fisiche, hanno sempre avuto in mano la vita e la morte delle masse. Sono cambiati di volta in volta i membri dell’orchestra e i ballerini, anche il direttore, ma la musica è sempre stata la stessa e lo è tuttora: il potere assoluto, il potere configurato proprio geometricamente dalla piramide.
La sua base è sempre costituita dalla massa sconfinante, brulicante e misera che nasce, vive e muore senza mai sapere o chiedersi il perché della propria vita e i cui componenti, in ogni tempo e in ogni luogo, sono i primi ad essere utilizzati od eliminati alla bisogna, la classica carne da macello. Poi inizia tutta una stratificazione che, con la programmata inclinazione “aurea”, arriva al vertice, al dominatore o ai dominatori assoluti. La lotta per la sopravvivenza e per le maggiori conquiste di potere e ricchezza consiste nel salire quanto più possibile questi strati fortemente selettivi in quanto, l’allocazione ai più bassi significa essere, prima o poi, vittime sacrificali predestinate all’arbitrio del moloc visibile e invisibile.
Per esempio in Italia, sotto l’etichetta generica di sinistra o democratica e antifascista, confluiscono i ceti più elitari di imprenditori, banchieri, consorterie borghesi potenti, organizzate e anche spesso criminali, con tutta una stratificazione di gente che vive e prospera alla loro ombra; intellettuali o pseudo-intellettuali, politici, sindacalisti, cooperative e imprenditoria agevolata, tutto il mondo dello Stato e parastato, per non parlare delle star dell’informazione, dello spettacolo e dell’effimero, che sulle lotte vere delle generazioni precedenti e sul rimbambimento, purtroppo, delle attuali per le quali sono un pessimo modello, hanno costruito la loro fortuna personale più o meno meritata. Mascherano la loro falsa coscienza, cantando Bella ciao, insultando e incitando contro chiunque metta loro davanti lo specchio nel quale possano vedere riflessa la loro vera, misera natura.
Tanto più questi arrampicatori si avvicinano al vertice della piramide, tanto più le loro complicità aumentano: sanno, ma tacciono, eludono, negano per malafede e vigliaccheria, nella convinzione che il comportamento vile e servile nei riguardi dei dominatori li metta al riparo dall’annientamento riservato alle masse-formicai; anzi, comporti l’investitura alla compartecipazione sia pure periferica e irrilevante. Sul piano fisico questi asserviti fanno la scelta più appagante; sul piano della evoluzione della coscienza scivolano in un corrompimento e in una regressione forse irrecuperabili.
Oggi noi occidentali siamo indignati per le efferatezze che i vari movimenti jihadisti islamici compiono sulle minoranze cristiane nei Paesi musulmani da loro controllati in nome del loro dio unico Allah. E’ la stessa identica efferatezza tramandata dalla Bibbia nell’Antico Testamento, con la quale il dio degli Ebrei YHWH imponeva al suo popolo l’annientamento totale di tutti gli altri; è la stessa che, nei secoli scorsi, la Chiesa di Roma ha usato contro i seguaci dell’Islam al tempo delle crociate e nello sterminio di tutti i popoli nativi del nuovo continente.
Non solo; in Europa, a causa delle cosiddette “guerre di religione” in realtà guerre di potere durate centinaia di anni, la stessa efferatezza sterminatrice è stata ampiamente praticata dai Cristiani stessi, gli uni contro gli altri. Basti ricordare che l’Inquisizione era stata creata dalla Chiesa di Roma per bruciare sui roghi a milioni i Catari che erano cristiani, i dissidenti o critici della religione come Giordano Bruno, i contadini che rivendicavano maggiore giustizia sociale, le donne del popolo, le cosiddette “streghe” per negare e simbolicamente uccidere gli archetipi del femminile.
Non ci si deve sorprendere della recente dichiarazione di Papa Francesco, secondo cui Bibbia e Corano sono uguali, è proprio così, perché le Entità extrafisiche che li hanno ispirati, foss’anche solo il monodio, è lo stesso, anche se con nomi diversi. Ora, per volontà del “signore” con l’imposizione ecumenica, universale dell’Islam, si attua la terza fase del monoteismo, sempre all’interno dello stesso videogame. La trama è sempre il conseguimento del dominio assoluto sull’Umanità con il monarca universale, a capo di un governo mondiale in una religione mondiale, un “Regno di dio” puramente terrestre e materiale con l’atteso Messia delle scritture ebraiche. Peraltro questa concezione è la stessa dei Gesuiti; l’unica differenza formale, si fa per dire, è che il monarca universale potrebbe essere il rappresentante in Terra di Gesù Cristo. Per il momento, il programma marcia a tappe forzate, anche se la guerra “nei cieli” non è ancora finita.
Un discorso diverso da approfondire è il Cristianesimo delle origini, prima che divenisse fagocitato e manipolato dal Cattolicesimo. Infatti, il Cristo nel Vangelo di Giovanni 13,35 aveva detto: “…. Vi do un comandamento nuovo… da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri…” Evidentemente il suo insegnamento è stato disatteso fin dall’inizio e l’umanità tutta ne ha pagato e ancora ne pagherà le conseguenze, essendo stata impedita l’evoluzione ad un livello superiore di coscienza.
Ed infatti, si continua a cantare ottusamente Bella ciao, senza capire nulla di ciò che sta realmente accadendo e, se come dice il profeta Isaia “ Dio acceca chi vuol perdere”, mi sa che noi Italiani, in generale, siamo da tempo ormai divenuti festanti canterini ciechi che si apprestano a dire addio alla Bella per intonare una nuova canzone:
Allah Akbar – INSHALLAH! –
1 Comment
Anonimo
3 Giugno 2019Noi italiani,purtroppo, siamo genericamente parlando un “popolo” senza memoria, pronti ad accodarci all’ultima gallina che ha fatto l’uovo.
Leave A Response