ESPERIENZE DI UNA “GIOVANE” SCRITTRICE ESORDIENTE

ESPERIENZE DI UNA “GIOVANE” SCRITTRICE ESORDIENTE

Faccio un brevissimo riepilogo della mia vita che, per alcuni che seguono già ALBAROSA.IT è ultranota: mi serve da cappello introduttivo a questa narrazione.  Diploma giovanile di ragioniera, conseguito alle scuole serali, e una laurea in Sociologia, praticamente da autodidatta, perché dall’età di 14 anni ho sempre dovuto lavorare per mantenermi, essendo orfana di padre con una madre operaia, il cui misero salario non era sufficiente a dare il necessario per vivere a due persone. Oggi, si direbbe, nella condizione al di sotto del livello di povertà. Questa è stata la mia base di partenza; lavoro e lavoro, studio e studio, soprattutto volontà all’ennesima potenza, e ce l’ho fatta. La mia prima vacanza è stata nel 1971, l’anno in cui ho conseguito la laurea.  Le mie condizioni di vita, ovviamente, sono andate via via migliorando, anche in considerazione della fase di espansione economica, dal dopoguerra fino agli inizi degli anni’80 del novecento, in cui la mobilità sociale era aperta a quanti avessero capacità, serietà e volontà di migliorarsi.

Finalmente, dopo anni di attesa, appena ufficializzato il mio status lavorativo di sociologa, una grave malattia, che mi avrebbe dato solo qualche anno di vita, mi aveva costretto a lasciare tutto per andare a vivere, in attesa della morte, in campagna; per uno strano caso del destino, in un paese fino a quel momento, a me sconosciuto, in Abruzzo, nell’Alto Vastese.  Passati i primi due anni di ansiosa incertezza sul come sarebbe andata a finire, e pure avevo accettato anche la morte, con mio marito Fulvio avevamo dato vita, sul nostro modesto appezzamento di terra, ad una piccola azienda agricola condotta con il metodo biodinamico di Rudolf Steiner, fino a conseguire il marchio di riconoscimento Biodin dalla società tedesca che ne era responsabile.

Credo, di essere stata un’antesignana, a quel tempo, di tutte le forme diagnostiche e terapeutiche alternative, quasi sconosciute alla grande generalità della gente, cittadina e anche acculturata: medicina omeopatica, antroposofica, iridologia, alimentazione naturale, medicina naturale, autocura” casalinga” con gli elementi della Natura: aria, acqua, fango, terapie energetiche e fitoterapiche.  La medicina convenzionale mi aveva in un certo senso “abbandonato”, eppure con incrollabile volontà e, soprattutto fede, con il sostegno fisico e morale di mio marito, ancora una volta ce l’avevo fatta. Per 11 ho vissuto letteralmente in simbiosi con i ritmi della Natura e del Cielo, dimenticando tutto della mia vita precedente: la passione e la militanza politica e sindacale, le aspettative professionali con l’identità sociale che tanto mi era stata a cuore.

Dopo 11 anni, però, avevo sentito questa esperienza finita, per entusiasmante e rivitalizzante che fosse stata e, sempre per uno strano caso del destino, a mio marito, come per incanto, essendo prossimo alla pensione, era stato offerto un lavoro, molto remunerativo dalla stessa ditta in cui aveva lavorato prima della partenza per l’Abruzzo.  L’offerta era molto conveniente, proprio in vista della pensione, l’aveva accettata e, sia pure con il “magone”, avevamo lasciato la nostra vita contadina con tutto il suo entourage e le sue energie ed eravamo ritornati in Lombardia, nella mia città natale Sesto San Giovanni, nella   stessa casa condominiale, con l’impegno e la promessa di ritornare a vivere in quel luogo salvifico e benedetto non appena fosse stato possibile.

Non siamo mai più ritornati a viverci; abbiamo tenuto la casa ancora per 13 anni, finché erano state in vita le tre cagnole abruzzesi e la gatta Ortensia che laggiù erano state felici; Alba e Aurora erano state trovatelle randagie, come Ortensia; Iside, figlia di Alba, era addirittura nata in casa, nel soggiorno, attrezzato a nursery. L’uomo propone e dio dispone, dice la saggezza popolare ed è proprio vero. Fino al 2005, praticamente passavamo là tre, quattro mesi all’anno, poi, rimasti soli, andavamo sempre meno e così ci si decise a vendere.

Appena ritornata, avevo subito trovato due occasioni di lavoro da sociologa, come consulente e mi era parso di toccare il cielo con un dito, ma poi, in itinere, mi ero resa conto che non m’interessava più, la laurea in sociologia che anni prima aveva rappresentato la mia “ascesa” sociale, ora apparteneva ad un passato obbligato, come fosse stata la licenza della scuola dell’obbligo.  Dopo il primo anno di lavoro, che comunque era servito a farmi riprendere contatto con la vita sociale, culturale ed economica della metropoli, che nel paesello in prossimità della Maiella avevo completamente dimenticato, non avevo più rinnovato il contratto e mi ero dedicata esclusivamente al ruolo di casalinga, moglie e mamma delle mie quattro figlie pelosette, che di attenzioni e energie ne assorbivano tante.

Dopo qualche anno, avevamo conosciuto, ancora una volta in modo del tutto occasionale, un Ordine Mistico Tradizionale che faceva riferimento al Rosicrucianesimo; aveva suscitato il nostro interesse e vi avevamo aderito con una certa passione perché ci aveva aperto un mondo di conoscenza, fino ad allora ignorato e ci aveva messo in contatto con persone, per certi versi, fuori dalla grigia ordinarietà.  Nel 1997, con l’Ordine, avevamo anche fatto un viaggio in Egitto e il Gran Maestro Italiano, che accompagnava il gruppo, disse che il viaggio con l’Ordine sarebbe stato iniziatico in ogni caso, rivelando a ciascuno l’appartenenza spirituale o meno a quella scuola esosterica. I fatti, per quanto mi riguardava personalmente, gli dettero ragione. Durante un rito nel tempio della dea Sekhmet, cioè la dea con la testa di leone, avevo avuto un’esperienza sconvolgente che mi aveva fatto dire che, se fossi ritornata a casa sana e salva, con l’Egitto avrei chiuso definitivamente, e così è stato.

E proprio attraverso queste frequentazioni, nel 1998, sempre per il solito strano gioco del destino, del karma o dello Spirito, comunque lo si voglia definire, avevamo incontrato una medium, la quale da 18 anni aspettava l’occasione per andare sul sacro monte del Catari, Montségur, sui Pirenei Francesi, a fare un certo rito che un’entità extrafisica con cui era in contatto le aveva dettagliatamente descritto.

Nessuno, fino a quel momento, aveva preso in considerazione la sua proposta di accompagnarla; solo io ero stata istintivamente attratta, anche se la ragione era decisamente per lasciarla perdere; quella volta vinse l’istinto, o il subcosciente e così aveva avuto inizio l’esperienza straordinaria della conoscenza della storia e della religione dei Catari, vissuti nella Francia fra il 1100 e il 1350 e nel Lombardo- Veneto in Italia, sterminati dalla Inquisizione della Chiesa di Roma e cancellati dalla storia per almeno 700 anni.

Per me era stato dapprima un vero e proprio innamoramento, tanto che mi ero procurata decine di libri che trattavano l’argomento, in lingua francese, alla libreria di Rennes-le-chateau e avevo cominciato a divulgare tutto quello che apprendevo con conferenze mirate in diversi piccoli gruppi che facevano riferimento alla New Age che allora era sulla cresta dell’onda. Qualcuno mi suggerì, a quel punto, di scrivere un libro, se non altro perché il ricordo circostanziale e, soprattutto emotivo, non andasse perso nel corso del tempo.

Quattro anni era durata la stesura del libro “VIAGGIO A MONTSEGUR” che era composto da due parti: la prima rappresentava un diario personale che raccontava come e perché fossi arrivata a Montségur, dei sentimenti che mi aveva suscitato, dei ricordi e dei collegamenti con l’inizio della mia vita e le varie esperienze che avevo vissuto, senza che me ne fossi spiegata la possibile ragione; soprattutto mi aveva suscitato interiormente la certezza di essere stata un’anima catara che si era reincarnata in questo tempo, come altre molto probabilmente,  per riportare alla luce l’esistenza e la religione di questo popolo martire. La seconda parte, invece, riguardava proprio la storia oggettiva con riferimenti ed analogie non solo simboliche, anche concrete, con la scena del mondo attuale, come se nel movimento ciclico cosmico, ci fosse stata una riproposizione del dejà vu, sia pure nelle forme dei nuovi tempi. E qui, devo dire che finalmente la laurea in Sociologia aveva dato i suoi frutti|

Il libro non l’avevo editato, ma solo fatto stampare da una tipografia in un centinaio di copie, giusto per darle a quelle persone che si erano veramente interessate nelle conferenze e comunque, oggi ne ho due copie, volutamente conservate. Per divulgare il messaggio però, qualche anno dopo mi era venuta l’ispirazione di aprire un blog in internet: ALBAROSA.IT, nel quale avevo praticamente riportato tutta la seconda parte, sia in Italiano che in Spagnolo, tradotta con grande impegno e passione da mio marito che era un autodidatta, praticamente alle prime armi.

Il giovane informatico che aveva fatto il lavoro tecnico, dato che noi eravamo all’anno zero con il computer, era un espertissimo “smanettatore”, che aveva installato un sistema di controllo dei contatti top secret, tanto che, una volta rovinato da un virus, mai più nessuno è stato in grado di recuperare e di riproporre. Il testo era liberamente scaricabile, purchè fosse citata la fonte e così, nel corso degli anni, avevamo verificato che i contatti dall’estero erano stati preponderanti, da tutti i continenti, da Università e Biblioteche cinesi, americane, giapponesi, sudafricane, perfino dai Paesi Arabi, per non parlare dei Paesi Latino Americani che, da soli, hanno prodotto oltre 5000 contatti; impossibile indicarli tutti. Relativamente scarsi quelli europei, se non di lingua tedesca; scarsissimi quelli italiani forse perché, qui, l’Inquisizione aveva lasciato tracce indelebili, vieppiù rinforzate dalla presenza fisica della Chiesa di Roma.

Ciò corrisponde perfettamente, all’indagine sul campo, in termini sociologici: ho sperimentato personalmente che nei luoghi in cui visse il Catarismo in Italia, c’è la disinformazione più assoluta. Qualche devoto cattolico, avanti con gli anni, qualcosa in senso del tutto negativo, sa; alle nuove generazioni preda della secolarizzazione, del materialismo consolidato, della tecnologia devastante, del vuoto di ideali e di spirito, non gliene importa nulla ormai neanche del cattolicesimo, è solo indifferente e vive alla giornata, cercando di alienarsi il più possibile da una vita senza scopo con comportamenti destrutturanti.

Anche negli anni successivi ero stata molto attiva, sia per quanto riguardava il potenziamento del sito ALBAROSA.IT, sia per avere frequentato un corso di biopranoterapia ed avere studiato intensamente l’agopuntura cinese che però praticavo tramite la digitopressione; pratica che ho lasciato perdere perché si era rivelata troppo faticosa per me che ero già avanti con gli anni e anche un po’ acciaccata.   Avevo seguito per quattro anni un’associazione brasiliana che si occupa dell’evoluzione della coscienza da un punto di vista scientifico e che in Italia, era rappresentata da due o tre persone ed avevo persino studiato il Portoghese; ero stata ben due volte al loro campus europeo in Portogallo e anche questa esperienza qualche traccia l’ha lasciata nella mia psiche.

A tempo perso, proprio quando non avevo niente di nuovo o di meglio da fare, avevo ripreso in mano le prime 30 pagine di un lavoro sugli adolescenti che nell’anno 2000 un Comune della Lombardia mi aveva commissionato, ma poi la collaborazione non era continuata perché mi era stato richiesto anche un impegno politico che a me non interessava proprio. Da queste 30 pagine è nato il libro che ho appena pubblicato come selfpublishing : UNO SGUARDO OLTRE IL VELO”, anche se la parte iniziale sull’età evolutiva e storica sono poi state tralasciate, a favore di una trattazione più economica e multidimensionale insieme.

Questo lungo preambolo è stato necessario per introdurre il fulcro di questa trattazione.  In Italia, secondo quanto riportato dalle statistiche e dall’andamento dei comportamenti sociali, in rapporto alla flessione economica, il settore dell’editoria, a partire dalla vendita dei più grandi quotidiani, fino a quella dei libri non scolastici, è entrato in una profonda crisi. Pare che gli Italiani comprino in media 1 libro all’anno, considerati però tutti quelli che vengono acquistati in blocco dalle biblioteche; tranne che per pochi aficionados, duri a morire, l’interesse e il piacere della lettura sembrano essere in via di estinzione totale e che il cosiddetto “analfabetismo funzionale” sia in accelerato aumento.  Di contro, sono aumentati vertiginosamente gli scrittori esordienti (nell’ordine si dice da 60.000 a 80.000 nuovi titoli all’anno), facilitati a pubblicare sia dal self publishing  di Amazon  o qualche corrispettivo italiano, o ingenuamente prede di fameliche case editrici a pagamento che poi non fanno nulla per vendere il libro, anzi per qualsiasi iniziativa pubblicitaria chiedono ulteriori soldi all’autore, così che, approfittando della debolezza umana, trovano il modo di tirare avanti e  farci qualche profitto.

Inutile dire che tutta una vita centrata sul bisogno, sull’interesse primario della conoscenza, aveva fatto sì che, per me, il libro   fosse quasi un idolo, un simbolo sacro, al quale sacrificare ogni altra gratificazione personale superflua di vestiario, per esempio, o qualche  occasione di svago, tanto da avere riempito le nostre due case di migliaia di libri, accatastati, oltre che nelle tradizionali librerie di arredo domestico, in scaffali sopra tutte le porte delle stanze, sopra i mobili stessi, perfino dei box, senza contare quelli che avevo smaltito, donandoli alcuni anni fa ad una biblioteca di quartiere di Milano.  Tutti saggi di argomenti più vari, quanti erano stati gli interessi nella mia vita, perché io non leggo romanzi da almeno quarant’anni e neanche ne scrivo, proprio non ho fantasia, non riesco ad inventare niente che non sia un’esperienza vissuta.

A seguito delle mie vicissitudini da scrittrice esordiente, che risalgono dalla fine del 2015 a tutt’oggi, gennaio 2018, ho dovuto, mio malgrado, entrare a testa bassa nell’arena, come si dice, per capire un po’ di più di come si muovesse il “mercato”, inteso sia come domanda che come offerta, proprio a partire da me stessa, come simbolico campo di indagine e così ho dovuto  prendere piena coscienza del fatto che, a partire dal 2012, avevo smesso di acquistare libri, non ero mai più entrata in una libreria, non mi erano sorti nuovi interessi, caso mai rileggevo alcuni testi di Antroposofia o Rosicrucianesimo;  scrivevo parecchio per il sito ALBAROSA.IT come passatempo, ma contemporaneamente, attraverso internet, per pura curiosità, m’incamminavo sulla strada di nuove acquisizioni, rispetto al mio standard conoscitivo, per hobby, senza un vero e proprio impegno.   Come si dice, il diavolo aveva perso un’anima.

Il tempo libero lo impiegavo preferibilmente nel cucito ed avevo fatto anche delle belle cose; poi mi ero dedicata alla lavorazione delle erbe aromatiche del terrazzo e dell’orto della casa al lago, oltre che alle conserve di pomodoro, retaggio del mio passato contadino. Olio e acqua di lavanda, di iperico, liquore al basilico, ecc, che, devo dire senza falsa modestia, avevano riportato un notevole successo fra i fortunati a cui generalmente li avevo regalati a Natale o in altre occasioni.

Certo avevo ricercato dentro di me la ragione di questo cambiamento repentino e, a quel tempo, me l’ero spiegato come la necessità di staccare la spina per rielaborare tutte quelle informazioni, le più disparate, che avevo accumulato negli ultimi 15 anni, praticamente da quando eravamo ritornati dall’Abruzzo, e che si erano stratificate nella mia psiche, una sopra all’altra, avevano “riempito il vaso” immaginativamente parlando, ma non si erano amalgamate; occorrevano tempo e consapevolezza per digerirle ed assimilarle, di modo che da informazione divenissero conoscenza. Il testo di UNO SGUARDO OLTRE IL VELO l’avevo progettato come una serie di articoli, ognuno conchiuso in sé, da mettere ogni tanto sul blog; qualcuno l’avevo anche pubblicato.

In un secondo tempo, sentendo anche altri racconti personali, questo disinteresse l’avevo attribuito al famoso calendario MAYA, secondo il quale il 21.12.2012, ci sarebbe stata la fine di un’era astronomica, la quinta, ed avrebbero iniziato a cambiare le energie cosmiche che influenzano la Terra, quindi il livello di coscienza degli esseri viventi. Anche nel calendario gregoriano era previsto un evento straordinario a livello cosmico che avrebbe comportato una discontinuità storica con il passato, ragione per cui il vissuto e le energie dell’era precedente, pure nella inconsapevolezza umana, sarebbero andati via via sfumando.

Poi arrivò il 2015” annus horribilis”, nei primi mesi del quale mio marito Fulvio, in seguito ad una caduta, sfracellò in modo grave il capitello del gomito del braccio sinistro, per cui furono necessari ben due interventi chirurgici molto complessi e con strascichi di grandi dolori che l’avevano tormentato per mesi e mesi, giorno e notte. Naturalmente io ero stata coinvolta in maniera totale dalla sua sofferenza e dal suo accudimento e, a coronamento della situazione, dallo screening mammografico che avevo fatto nel mese di settembre, era emerso che la displasia (stadio precedente la neoplasia) al seno destro, che stava lì ferma da trent’anni, si era risvegliata e trasformata in neoplasia per cui doveva essere asportata prima che proliferasse. Io ero talmente stremata che non avevo avuto l’energia per fare indagini più approfondite o, per lo meno, come si dice, sentire un altro parere e così, come pecora al macello, ero approdata alla camera operatoria.

L’intervento avvenne alla fine di ottobre, con varie complicazioni pre e post operazione, un classico della mia vita, per cui le cose che per tutti sono di normale amministrazione, per me si presentano sempre con qualche complicanza imprevista; quando si dice “essere nati sotto una buona stella”| Ero talmente sfatta, fisicamente e psichicamente,  che mi si sarebbe potuta raccogliere con il cucchiaino:  Mio marito ed io ci dovevamo fare forza ed assisterci a vicenda, in quanto non abbiamo figli o parenti stretti, ma il cane da portare fuori almeno tre volte al giorno, tanto che per riderci un po’ sopra, ci eravamo definiti “cronicario autogestito”

Per sottrarmi alla depressione e alla commiserazione, che ho sempre rifuggito come la peste, per ritrovare un po’ di forza che mi permettesse di tirarci fuori dal buco nero in cui eravamo precipitati, un giorno mi misi al computer e scrissi, di getto, un breve racconto, uno squarcio di vita con le mie adorate figlie non umane, un periodo veramente felice e amorevole, per quanto impegnativo. Già questo mi aveva ridato energia e speranza, tanto che mi era venuta la balzana idea di autopubblicarlo con Amazon, con l’aiuto insperato di due giovani vicine di casa che conoscevano l’Inglese ed avevano anche molta dimestichezza con il computer.

Qui inizia la mia prima esperienza di scrittrice autopubblicata che è stata complessivamente positiva.  Intanto, per pubblicare con Amazon, si devono solo seguire i suoi modelli e non è richiesto alcun pagamento. Certo è che, nel mare magnum dei titoli internazionali e nazionali offerti, voler vendere il proprio comporta l’impegno personale tout court; la pubblicità sul web, amatoriale e autogestita, per questo fine, secondo me, è una leggenda metropolitana. Del libro: AURISIDALBA, UNA STORIA D’AMORE, AVVENTURA E MAGIA Amazon ne ha vendute circa 300 copie, tutte cartacee, 1 solo Ebook; qualcuna anche in Inghilterra; una sessantina da acquirenti anonimi.

Il grosso l’avevamo comperato noi, a 10-20 copie per volta perché le proponevamo ai condomini che avevano conosciuto e soprannominato Alba, Aurora e Iside “le cagnole di Walt Disney”; poi a tutti i proprietari di cani che conoscevamo del quartiere e del Parco Nord. Solo qualcuno l’aveva rifiutato, ma la maggior parte degli acquirenti, gente che diceva di non leggere da anni, ne era stata entusiasta e più volte ero stata fermata per strada da lettori che si congratulavano, o mi dicevano quanto si erano commossi e quante cose nuove e interessanti avevano appreso.

 Naturalmente per me era stata una gratificazione, una conferma imprevista e insperata, tanto che, per un senso di gratitudine, avevo regalato 30 copie di AURISIDALBA ad un canile privato, nostro “beneficato” da anni, perché le vendesse sui suoi banchetti, di modo che il piccolo libro si diffondesse ancora di più.  La grande commozione, sia per Fulvio che per me, era stata l’aver scoperto sul web che Google aveva fatto una pubblicità veramente mondiale, con il titolo tradotto in molte lingue, perfino in Giapponese.  La storia narrata delle mie cucciole era veramente autentica e portatrice di un messaggio universale: a quel punto le diverse lingue non contavano nulla, erano le energie, le onde elettromagnetiche ad operare sottilmente nelle coscienze umane.

Forte di questa esperienza moralmente esaltante che, oltretutto si era chiusa in pareggio, dal punto di vista economico, mi ero “lanciata”, nel vero senso della parola, a pubblicare la prima parte di VIAGGIO A MONTSEGUR, il diario personale, che avevo custodito fino a quel momento come intimo segreto. Mi ero detta, sono anziana, ogni giorno che campo è un giorno di più, cosa mi resta da custodire? È meglio che lasci andare tutto il passato, buono o cattivo sia stato, che mi disfi di ogni bagaglio, nella previsione certa di passare alla dimensione disincarnata, con il cuore leggero come la piuma sulla testa di Maat, la dea egizia, che lo pesava e stabiliva se l’anima era degna o no di accedere al Duat o Aldilà.

Così, una mattina, aperto il computer, in Face book mi era apparso il post di una Casa Editrice minore, rispetto alle più famose e, data una breve occhiata alla sua home page, decisi di prendere contatto con essa via mail, spedendo in allegato il manoscritto, per avere un preventivo, dato che si trattava di una casa editrice a pagamento che comprendeva il servizio di editing.  Per AURISIDALBA l’impaginatura l’aveva fatta Fulvio, ma si era trattato di 65 pagine; VIAGGIO A MONTSEGUR, nello stesso formato 21×25 ne ha prodotte ben 275. Poi, trattandosi di un libro importante a cui tenevo molto, la revisione di un editor esperto la ritenevo un valore aggiunto, anche se sono cosciente di saper scrivere abbastanza bene, complessivamente gradevole, anche se non perfetto. Ed infatti, l’editing si rivelò assolutamente inutile.

Le condizioni poste riguardavano la durata del contratto di 3 anni, il costo di 960 euro, da pagarsi in tre rate, in pratica il corrispettivo dell’acquisto obbligato di 50 copie, a 18 euro l’una, che, lì per lì non ci era apparso neanche eccessivo, soprattutto perché contavamo di venderle e recuperare le spese. E invece le cose non erano andate secondo le nostre aspettative, per diversi motivi che subito ci erano balzati agli occhi.  Non potevo più proporlo alle persone con cui ero stata in contatto intorno all’anno 2005 perché già avevano l’originale completo; poi il tempo aveva svuotato d’interesse questi argomenti.   il libro è molto impegnativo, è sì un diario personale che però spazia in argomenti da “iniziati”, sia per la storia, che la religione, la magia e la visione politica; è un testo di nicchia, proprio a partire dal linguaggio e dalle categorie concettuali, non adatto generalmente alla platea della gente comune che non ha la cultura sufficiente ed è oltretutto simbioticamente avviluppata alla televisione.

Avevo subito constatato come la dimensione del libro, cioè il numero delle pagine, spaventasse la gente e la predisponesse subito al no, come a volersene difendere: non ho assolutamente tempo, quando torno dal lavoro, faccio il minimo indispensabile, poi mi metto davanti al televisore per rilassarmi. Oppure, un’altra risposta corrente era che spendere 18 euro per un libro, che forse non avrebbero mai letto e del quale potevano fare a meno, erano decisamente troppe, dato che il loro budjet era già in sofferenza e dovevano stare attenti a come spendevano i soldi.

Argomento questo più che condivisibile, perché noi stessi pensionati dal secolo scorso, anzi con le stesse pensioni del millennio scorso, ringraziando iddio, per ora, ancora non ci manca il necessario per vivere o per curarci, ma con la pratica maturata in gioventù, essendo stata segretaria amministratrice di scuole superiori di 2000 alunni, ho usato il machete per tagliare tutte le spese superflue del nostro ménage.  Gioco forza, abbiamo dovuto cambiare i fornitori: non più librerie, teatri o cinematografi, bensì medici specialisti, farmacisti, fisiatri, fisioterapisti perché il Servizio Sanitario Nazionale, anche nella ricca Lombardia, passa solo gli interventi chirurgici, anche non necessari, perché agli ospedali rendono in fatturato.  Per tutto il resto delle prestazioni specialistiche, le attese sono talmente lunghe che, se appena appena hai qualche centinaio di euro in tasca, chiedi la visita privata. Esperienza personale: per una visita cardiologica ed una oculistica con il SSN si sarebbe andati al 2019, privatamente nel pomeriggio del giorno stesso.  Per non parlare dei farmaci, tranne quelli salvavita e sono relativamente pochi, tutti gli altri sono diventati “da banco”, o integratori alimentari, cioè cash e così le esenzioni per età, reddito e patologia sono diventate pura barzelletta.

Ritornando alle prestazioni della Casa editrice con cui avevo fatto il contratto, dopo i primi giorni di attivismo, in cui ogni giorno mandava mail per informarmi di avere segnalato il libro sui social, nelle librerie in cui erano già presenti, o a qualche ente interessato al tema, seguì un silenzio tombale per mesi, tanto che io, verso giugno, li avevo interpellati, dapprima per mail, successivamente per telefono, per sapere come stavano andando le vendite di VIAGGIO A MONTSEGUR, a grandi linee, perché avendo pronto UNO SGUARDO OLTRE IL VELO, volevo valutare se valesse o meno la pena di pubblicarlo con loro.  Avevo avuto delle risposte evasive ed un aggiornamento sulla mia pagina autore, da cui risultavano 1 copia venduta direttamente e 10 nelle varie fiere e tali sono restate fino al gennaio 2018.

La politica di questa editrice è quella di partecipare a tutte le fiere e i saloni del libro, sia in Italia che all’estero, perfino a Londra e a New York, però facendosi pagare dall’autore la “prestazione” di portarci il suo ed ha tutto un tariffario ben specificato, che va da 52 euro per la semplice messa nello scatolone per poi posarlo sul banchetto alla rinfusa, fino a presentazioni organizzate con la stampa, letture fatte da attori, prestazioni raffinatissime con costi decisamente  alla portata di poche persone, oltretutto con risultati del tutto aleatori. Ad un certo punto, aveva proprio avvertito che soltanto chi avesse aderito finanziariamente alle loro proposte pubblicitarie, sarebbe stato preso in considerazione, almeno messo nello scatolone, per tutti gli altri si sottindeva l’oblio.  Devo dire, per onestà, che alle mie rimostranze, ad un anno di distanza, ha ripreso con una certa energia la pubblicità sulle sue piattaforme on line e spero che diventi un’attrazione meritata per i giovani autori, differenziandosi dai suoi competitor sul mercato editoriale.

Io, almeno un paio di volte, 52 euro li avevo mandati e a Milano ero anche andata a vedere dal vivo la situazione ed avevo concluso che non ne valeva la pena.  Avevo cercato il libro nelle librerie segnalate dal suo sito, sia in località lombarde, che piemontesi, ma il libro risultava sconosciuto, non pervenuto, ecc. Dei 50 libri che avevo dovuto comperare, 25 li avevo venduti; 10 li avevo regalati, quattro dei quali alle biblioteche civiche di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, alla Sormani di Milano, all’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, affinchè almeno entrassero nel circuito bibliotecario integrato regionale.   Così avevo scoperto che le biblioteche civiche, contrattualmente, vengono rifornite dalle grandi case editrici, tanto che il self publishing non viene accettato (fa eccezione solo la biblioteca civica di Sesto San Giovanni, forse solo per autori cittadini) e, anzi a Cinisello Balsamo, poiché quella casa editrice era sconosciuta, ho dovuto aspettare un mese prima che il funzionario comunale preposto desse l’OK alla catalogazione.

La situazione oggettiva riscontrata da me è questa. Generale disinteresse e indifferenza alla lettura generica, a meno che non si abbia un motivo di studio, professionale o una particolare passione. Non mi sorprende affatto che i miei libri abbiano avuto a tutt’oggi una scarsa diffusione, indipendentemente dalle varie case editrici, perché io stessa, in quel lasso di tempo, avevo acquistato solo due libri da regalare; li avevo anche letti, ma non mi avevano avvinto. Avevo fatto un altro esperimento che però corrispondeva ad un preciso, consapevole obiettivo: ricordare la storia della mia famiglia, operaia e antifascista e tutte le traversie che aveva dovuto subire durante la guerra, nella Resistenza e nel periodo post bellico negli anni dal ’45 al ’60 circa del novecento, che avevo autopubblicato con IL MIO LIBRO, dal titolo “TESTIMONIANZE DI VITA OPERAIA A SESTO SAN GIOVANNI NEGLI ANNI ‘50 IN QUELLA CHE ERA CHIAMATA LA STALINGRADO D’ITALIA”.

Anche in questo caso, nonostante il circuito community che l’editore ha messo in piedi, pochissime sono state le vendite dirette. Come per AURISIDALBA, una cinquantina di copie le avevamo comperate noi e proposte a persone della nostra età che avevano vissuto quell’epoca e si erano sentite coinvolte emotivamente; le generazioni successive, per quanto fosse un piccolo libretto che si leggeva in qualche ora e costava 10 euro, non erano proprio interessate. In verità il mio obiettivo l’avevo conseguito: donarne 1 Copia all’Archivio Storico del Movimento Operaio, un’altra all’Archivio Storico della Resistenza, siti nella mia città, in collaborazione con le Università milanesi, oltre che alla Biblioteca Civica, che le hanno accolte, catalogate e messe agli atti a disposizione del pubblico. Certo è che questi sono argomenti demodé e proprio per questo ho voluto dare la mia personale testimonianza.

Siamo arrivati alla quarta e, credo, ultima esperienza: UNO SGUARDO OLTRE IL VELO. L’avevo proposto a quattro o cinque case editrici, conosciute o ignote, non ponendomi il problema se fossero o no a pagamento; mi avevano risposto solo quelle a pagamento, per le quali, deo gratias, poteva essere un introito sicuro, ma non mi avevano convinto. Avevo deciso di lasciar perdere perché, come diceva Buddha, ogni aspettativa è la madre del dolore ed io ero decisa a non ingigantire oltre il mio “corpo di dolore”. Poi l’amica Laura, con gusto e dedizione, mi aveva fatto la copertina e ci teneva a trarne una meritata gratificazione e io ritenevo giusto che l’avesse; così altro esperimento di self-publishing con una editrice italiana, anch’essa del sud, che era relativamente “a buon mercato”, con la quale ho scoperto il booktrailer, una cosa per me del tutto nuova, e mi sono anche divertita ad immaginarlo.

L’impressione che ho riportato dal contatto con queste Case editrici è che le varie fasi di lavorazione siano frammentate, sparpagliate, via computer, fra diverse persone che magari lavorano da casa, per cui i tempi diventano lunghi e non sempre è chiaro chi sia l’interlocutore giusto.  Il prodotto finale poi è buono, ma subito ti accorgi che la distribuzione in pratica è inesistente; si deve ordinare ogni singola copia, caso mai il pubblico ne venisse a conoscenza, aspettare anche settimane, pagare le spese di spedizione. Amazon resta ancora la via più diretta; a quel punto, tanto vale editare direttamente con essa, gratis, ed investire nella pubblicità a pagamento mirata e professionale di Face book. Non avevo nessuna aspettativa in merito per cui non me l’ero neanche presa. Devo dire però che questi grandi colossi monopolistici, per motivi puramente ideologici, non riscuotono le mie simpatie perché io ho una visione del mondo contraria alla loro.

La grande sorpresa, del tutto inaspettata è che l’Editrice La Feltrinelli l’abbia sponsorizzata in Face book e sul web in generale, con il CD del trio dei giovani tenori IL VOLO, praticamente per tutto il mese di gennaio e sembra aver ripreso anche per febbraio, ovviamente non so con quali risultati di vendita. Non solo, ma negli ultimi dieci giorni di gennaio, addirittura anche VIAGGIO A MONTSEGUR era stato abbinato a UNO SGUARDO OLTRE IL VELO.  Per me è stato il massimo della soddisfazione, indipendentemente dall’andamento del mercato, perché ciò significa che almeno qualcuno, competente, ha letto i libri e li ha ritenuti degni di attenzione e mi sono sentita ripagata, a livello morale, di tante delusioni, Ho persino scritto una lettera di ringraziamento a La Feltrinelli, anche se nei loro store il libro fisicamente non è presente; bisogna ordinarlo, pagarlo in anticipo, aspettare diversi giorni, affidarsi alla buona sorte.

Torno al nocciolo della questione: l’impoverimento generalizzato della massa della popolazione è sicuramente una delle cause concomitanti; l’analfabetismo di ritorno, nella sua denominazione più recente  “funzionale”, cioè progressiva perdita delle capacità cognitive necessarie a comprendere il senso e le correlazioni fra le notizie, gli articoli di giornali o moduli amministrativi di qualche complessità, pare aver colpito, purtroppo, anche  le persone acculturate che, al di fuori del loro stretto campo di competenza professionale, sono, nella generalità, disattente a ciò che accade intorno a loro, a meno che non ne siano direttamente coinvolte.  Lo scadimento di tutta la filiera dell’istruzione per cui le università sfornano centinaia di migliaia di laureati, la cui preparazione complessiva è al livello della scuola media dell’obbligo di 30-40 anni fa, ci fa conoscere, nella generalità, i cosiddetti millennials come coloro che della storia recente, anche recentissima se non dell’attualità, non sanno niente e niente gliene importa.

Ormai, nella società del frammento, non occorre leggere libri per cogliere, approfondire la conoscenza; la notizia che serve al momento è immediatamente a portata di mano, basta far scorrere le dita sullo smartphone, salvo dimenticarla un attimo dopo. La televisione, poi, è la vera sorgente di ogni manipolazione, di ogni lavaggio del cervello, di ogni ottundimento per gli anziani e per coloro che, economicamente, non si possono permettere evasioni più divertenti e più destrutturanti allo stesso tempo. Per ora, secondo me, con lo smartphone, è la prima arma di distruzione di massa a bassa intensità, molto di più del computer perché meno diffuso e qualche margine di scappatoia ancora la lascia, fin che dura.

L’evasione da una vita vuota di valori e ideali, eppure stressante e mortificante allo stesso tempo, ormai avviene con ogni sorta di sballo, non più con la fantasia o con il sogno ad occhi aperti che un libro poteva arrecarti; soprattutto gli effetti speciali dei film horror, pornografici e simili, che vanno per la maggiore, agiscono come una specie di droga adrenalinica, per cui tutto il resto è amorfo, inesistente. Secondo me,  l’inconscio collettivo è ormai a livello di psicopatologia.

Da buona sociologa, amo le indagini, le rilevazioni statistiche dalle quali trarre, almeno a grandi linee, valutazioni sugli orientamenti e comportamenti di massa.  Ebbene, per comodità di calcolo, posto che la popolazione in Italia oggi sia di 60 milioni di abitanti, 60.000 nuovi titoli all’anno corrispondono all’1 per mille di scrittori, contro 999 che, nella stragrande maggioranza non compreranno e non leggeranno mai il loro libro, considerato poi che oltre dieci milioni sono stranieri non interessati alla pubblicistica italiana. Il rapporto è inversamente proporzionale: tanto più diminuiscono i lettori, tanto più aumentano gli scrittori, chiamiamoli esordienti che, molto spesso, si arrestano alla loro prima opera, dato che il mercato è spietato ed è molto difficile avere qualche conferma, se non economica, almeno morale.

Le case editrici a pagamento stampano di tutto, qualunque cosa, senza alcuna selezione qualitativa o promozionale; praticamente sono delle tipografie che vivono grazie a quel 1 per mille il cui manoscritto, quasi mai viene preso in considerazione o addirittura valutato dagli editori più quotati, che non sono disposti a rischiare, vanno sul sicuro, sui pochi nomi noti del panorama letterario attuale, o sulle traduzioni dei best sellers stranieri.  Sono un’occasione di lavoro per la massa dei laureati, specialmente al Sud, così da diminuire ufficialmente i tassi di disoccupazione.   La consolazione di una scrittrice esordiente come me, pensionata casalinga, nella mia identità sociale anagrafica, è che a solo qualche mese di distanza dall’uscita, trovi i libri degli autori e dei personaggi pubblici più celebrati anche sulla bancarella del mercato a metà prezzo.

L’esordiente, ritirati in genere i 50 libri, che gli vengono dati in cambio della stampa, che sono a prezzo di copertina, quindi costituiscono già un guadagno netto per l’editore rispetto a quanto gli sono realmente costate, è abbandonato a sé stesso; deve impegnarsi a vendere le copie in suo possesso se vuole recuperare quanto ha speso e non è così facile, a causa soprattutto dell’argomento, specialmente se trattasi di saggi o temi complessi.  Gli editori, grandi e piccoli, ormai fanno a gara nelle promozioni straordinarie, con sconti anche oltre il 50%, la grande Amazon per prima, pur di svendere libri; anzi, in particolare i self-publishing sono attivissimi nello spronare con tutta una serie di informazioni e stimoli i loro autori perché divengano anche venditori.  C’è poi tutto un indotto di operatori indipendenti del settore che propongono metodi ad hoc per vendere i libri on line, fino a divenire possibili best seller in Amazon; ovviamente sono professionisti per i quali è un lavoro vero e proprio con il quale si guadagnano da vivere.  La giostra, in un modo o nell’altro, deve continuare a girare, nonostante che alcuni ipermercati stiano già smantellando il reparto libri perché occupa spazi che non rendono e quindi sia più remunerativo per l’azienda riempire gli stessi scaffali con altra merce di sicuro consumo.

Come dice una certa canzone ormai datata, ogni tanto “uno su mille ce la fa”, ma il successo deriva da diverse variabili.  La prima è sicuramente data dall’argomento, cioè per avere molti acquirenti, deve essere al livello medio della massa, non certo di una élite intellettuale, ancora umanista; infatti i temi che vanno per la maggiore sono semplici manuali di vita quotidiana: cucina, diete, smettere di fumare, come curare da sé qualche disturbo, giardinaggio, ecc., romanzi leggeri, fantasy, libri per bambini e ragazzi fino alla scuola dell’obbligo.  La Divina Commedia, oggi come oggi, non la leggerebbe nessuno, neanche regalata e, credo, nemmeno io.  Un’altra variabile è l’essere già conosciuto on line per vari motivi ed avere una corte, grande o piccola, di followers, come si dice, perché si ha un sito-guida molto noto, si appartiene ad un gruppo attivo culturale, politico, sportivo, soprattutto di tecnologia digitale che ha molti seguaci. Molto meglio è l’essere un personaggio individualmente noto di persona, con un retroterra di conoscenze ed entrature che certo rende la strada in discesa.

Per l’esordiente che parte da zero, armato solo di ingenuità e fede nella sua opera, la sfida è durissima e deve battere la testa tante volte; se riuscirà a sopravvivere   qualche successo, prima o poi, lo premierà.  Ricordo una mia vicina di casa di tanti anni fa; era una Testimone di Geova che ripeteva, ad ogni occasione: “solo chi sarà perseverante fino alla fine si salverà”.

Questi sono i dati micro e macro economici, ma voglio andare un po’ più in profondità sul quel rapporto 1 a 999; in verità è quell’uno che mi interessa, forse perché mi ci identifico. Lasciati da parte i professionisti della scrittura, o quelli che scrivono su commissione per altri, il cosiddetto “giovane” o esordiente, sente, ad un certo punto della sua vita, il bisogno, più che il desiderio di dare concretezza, far diventare carne, in un certo senso, il suo dialogo interiore. Vuole conoscere se stesso un po’ più profondamente, mettere ordine nel flusso o nel rumoreggiare del suo cuore e della sua mente, fare il punto della situazione, “resettare” come si dice in quest’era cibernetica

La cultura mercantilistica dominante gli prospetta subito almeno un percorso psicoterapico che, a certi livelli, ormai, secondo me, ha fatto il suo tempo, proprio per tutte le considerazioni fatte in precedenza sui cambiamenti avvenuti negli atteggiamenti e nei comportamenti della vita sociale in questi ultimissimi anni. E allora che fa? Aprirsi confidenzialmente con qualcuno, neanche a parlarne, rarissime sono le persone disposte ad ascoltare, gratis, solo per ideali di amore, compassione, senza preconcetti e senza giudicare, non lo fanno più neanche i religiosi e nelle famiglie l’incomunicabilità è proprio di casa.  In quest’epoca di egolatria, tutti siamo tormentati e tutti tendiamo a scaricare le nostre pulsioni, le nostre insofferenze sugli altri; tutti siamo parlatori di noi stessi, ma non uditori attenti dei nostri simili.

Non resta che il silenzio al giovane scrittore, il sottrarsi al clamore o al vocìo del mondo, per poter comunicare con il suo sé e allora inizia a scrivere manualmente, mentalmente; in realtà è la sua voce interiore che gli suggerisce la trama.  Sia che parli in prima persona, sia che dia vita a personaggi immaginari romanzeschi, è il suo vero Essere che emerge. La scrittura creativa come terapia, così come il teatro e ogni altra forma d’arte. Il suo pensiero non è più quel chiacchiericcio della mente incontrollabile che lo svuota e lo aliena, salvo disperdersi ogni volta nel nulla, nel non essere; no, massimamente concentrato nella scrittura, come dialogo di sé con sé, il pensiero prende consistenza, forma, potenza, fino ad essere aggregante ed aggregato di altre forme pensiero sincroniche che potrebbero perfino cambiare la sua realtà.

Il giovane scrittore si è messo in viaggio, chissà se lo continuerà, se terrà la strada o si perderà, se si scoraggerà perché il mondo, o meglio il mercato, neanche si accorge di lui. Ed è a questo punto che deve emergere la sua esperienza coscienziale che, in ogni caso, ha fatto un balzo in avanti: ha imparato a stare solo, a conoscersi oltre il suo corpo fisico, nei suoi corpi sottili, ha acquisito fiducia in sé stesso perché è stato capace di creare con il pensiero, ha acquisito comunque una consapevolezza maggiore di sé e del mondo e questo è il suo vero premio, la sua vera affermazione. Certo, può non avere un talento particolare; esprime, anche modestamente, il suo vissuto, la sua narrazione che, tuttavia, sono patrimonio umano comune.

L’organizzazione sociale che lo domina e del quale fa pienamente parte, invece, lo condiziona al successo di mercato. Quel libro che gli è costato tanta, tanta energia, ripiegamento in se stesso, anche rinunce mondane, e magari denaro sonante, non viene acquistato, non viene letto; lui non è nessuno, a nessuno interessa quello che ha scritto, indipendentemente dal messaggio che vuole condividere e il suo valore letterario o scientifico. Ed allora la gioia che lo plasmava diviene sofferenza per l’aspettativa delusa e il suo corpo di dolore ingigantisce.  Secondo me, è più che mai necessaria l’aggregazione, lo scambio, un forum di lettura e riflessione dei manoscritti fra autori esordienti, autogestita, al di fuori di tanti allettamenti commerciali che buttano l’esca; molto spesso l’esordiente viene mortificato dai risultati e perde la fiducia in se stesso.

No, caro giovane scrittore esordiente, considerati un privilegiato in ogni caso, ancora hai spirito vitale, sangue nelle vene, amore nel cuore e l’anima fiorita.  Il tuo libro è un dono che offri generosamente a tutti, ma solo chi è sul tuo stesso piano o livello vibratorio lo incontrerà e lo leggerà perché sarà in grado di comprenderlo ed amarlo perché lui, come te, è nel cammino di risalita dal baratro. Considerati uno dei tanti anelli della catena, un frattale del DNA umano che ancora resiste all’intelligenza artificiale, all’algoritmo, allo svuotamento delle potenzialità che rendono l’uomo simile agli dei, e combatti la tua battaglia fino in fondo. Ricorda che le parole scritte contano, ma ancora di più le onde elettromagnetiche del pensiero che si connettono alla Universalità.

Un altro passo in avanti nella consapevolezza è quella del distacco dai condizionamenti sociali; la scena del mondo è più che mai in cambiamento; i libri, retaggio di un passato  da dimenticare, potrebbero finire in  giganteschi roghi come nella  celebre fantascienza “ FARENHEIT 451” di RAY BRADBURY, del 1953.  In essa viene immaginata dall’autore un futuro, posteriore al 1960, in cui leggere o possedere libri sarebbe stato considerato reato per contrastare il quale uno speciale corpo di vigili del fuoco aveva il compito di rastrellarli e bruciarli, così la gente li imparava a memoria perché la conoscenza non andasse persa. Le case editrici, grandi e piccole e tutta l’organizzazione connessa potrebbero sparire.   Ciascun essere umano   dovrà “passare la porta” individualmente e chi avrà lavorato su se stesso, non sarà impreparato.

Nel mondo dell’immaginazione creatrice non sono necessari i circuiti commerciali, governati dalle leggi del mercato e la monetarizzazione dell’opera di ingegno; i pensieri si aggregano ad altri della stessa sintonia e divengono una potenza che può controbilanciare le energie distruttive che, per ora, sono dominanti e i cui effetti emergono chiaramente nel campo intellettivo e cognitivo, per cui si è parlato di un oggi che forse è già trapassato.

Non ho rimpianti, né recriminazioni, sono contenta dell’esperienza che mi ha comunque aiutato a superare un periodo molto critico;  sono ritornata alla mia normalità, sperando che duri; finalmente ho trovato un nuovo interesse che mi da energia e serenità, per cui, veramente,  finché c’è vita, c’è speranza.

 

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